Brasile: un’opportunità per il Made in Italy

I grandi marchi italiani svolgono una funzione di traino per l'export alimentare in Brasile, dove è molto forte la domanda di Mdd cresciute del 45% in valore nel 2016, che potrebbero rappresentare uno sbocco interessante per il business (da Gdoweek n. 2/2017)

Prezzo e qualità certificata: due fattori che il mercato retail brasiliano chiede, e chiederà sempre più in futuro, per qualificare l’offerta e incontrare le richieste di una società sempre più polarizzata sotto il profilo della capacità di acquisto. L’appeal del Made in Italy nei settori food&drink è un valore aggiunto per conquistare una platea di quasi 200 milioni di persone, delle quali una larga fetta di origini italiane, con 30 milioni residenti nel solo Stato di San Paolo. Anche in un Paese immenso e diversificato per abitudini e caratteristiche come il Brasile, sono numeri determinanti nell’affermazione dei prodotti italiani, oggi, comunque, conosciuti da una classe sociale abbiente che attribuisce al Made in Italy innate valenze qualitative. Una clientela potenziale che, al di là di vantare origini italiane, è disposta a spendere di più per ottenere un prodotto 100% italiano, come dimostra la recente apertura di uno store Eataly proprio a San Paolo. Oggi le importazioni dall’Italia valgono circa 200 milioni di euro: 30 milioni sono realizzati dal solo vino, la categoria che, secondo le previsioni, vivrà la crescita più rilevante fino al 2020. La maggior parte dei prodotti italiani non è reperibile fuori da San Paolo, Rio de Janeiro e Brasilia. Il Brasile rappresenta lo 0,1% dell’export italiano, incidenza che sale allo 0,3% se includiamo il Made in Italy prodotto in Brasile. Nel triennio 2017-19 le previsioni dell’Ambasciata italiana a Brasilia indicano un tasso di crescita medio annuo delle esportazioni italiane in Brasile pari a circa il 3%. Un fenomeno che può incrementare le partnership tra aziende italiane e insegne distributive brasiliane è la crescita delle vendite di prodotti Mdd (Marche del distributore), che stanno sostenendo le vendite Lcc nel loro complesso, facendo leva su un prezzo medio competitivo. Secondo una ricerca Kantar Worldpanel, il numero di famiglie brasiliane che ha acquistato un prodotto Mdd entro il primo semestre 2016 ha raggiunto i 32,6 milioni, evidenziando una crescita del 45% in valore rispetto al 2010. Al momento, però, non esistono ancora nelle principali catene del Paese (vedi Gdoweek 1, 10/1/2017, pag 42-44) linee specifiche dedicate al Made in Italy, siano esse premium o di base. Vino, olio, conserve rosse, balsamico, oltre che i formaggi, sono oggi le categorie che, a scaffale mostrano, al momento, le capacità di crescita più interessanti, sia nelle catene internazionali che dominano il mercato sia in quelle locali, fra le quali molte con nomi “italianeggianti”. Anzi, uno dei fattori che potrebbe limitare la penetrazione del Made in Italy in Brasile è proprio la presenza di numerosi mercati “italian sounding”, basati su prodotti realizzati direttamente nel Paese sudamericano, da aziende che si ispirano alla nostra tradizione (magari per antica discendenza) e che occupano il mercato locale ben conosciuto.

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