Cambia la filiera ittica dell’Adriatico

L'industria ittica dell'alto Adriatico prova a cambiare la sua filiera di prodotto, puntando l'attenzione sui metodi di pesca e la qualità del marchio. L'obiettivo delle imprese associate di quattro regioni (Emilia, Veneto, Friuli e Marche), è incrementare il peso strategico del processo produttivo, per ribaltare un'endemica debolezza del comparto. Per il momento il settore può contare su un solo alleato: Coop Italia.
Quali sono i problemi? Ci sono molte criticità: cattura in mare poco responsabile, concorrenza esasperata, controlli sanitari precari, metodi di conservazione poco ortodossi e conoscenze specialistiche zoppicanti, per finire con ritmi di commercializzazione difficilmente compatibili con i supermercati.

La nuova filiera
Le imprese di pesca hanno così generato il marchio Filiera Ittica, con il beneplacito dell'omonima organizzazione interprofessionale. Le novità nel processo riguardano mitili, vongole veraci, seppie, cappesante, sogliole, pannocchie, scampi, calamari, triglie e il pesce azzurro. I pescatori hanno adottato regole e disciplinari comuni, secondo metodi condivisi e attenti allo sfruttamento sostenibile. Appena pescati e sbarcati, i prodotti dell'Adriatico verranno proposti al consumatore in 18 grandi Ipercoop del territorio interessato dall'iniziativa.
Un sostegno verrà cercato anche presso la ristorazione, assegnando un bollino blu a quei locali che si impegnano a rifornirsi dalle imprese della filiera. Il prodotto consegnato secondo le modalità indicate dovrebbe caratterizzarsi per una forte identità qualitativa sugli scaffali, omogenea in ogni momento dell'anno.

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