E’ l’esperienza il futuro del negozio fisico

Questa la visione dei fondatori dello studio Bbmds, intorno alla quale nascono i loro progetti di retail (da Gdoweek n. 17)

Creare soluzioni su misura,  ma replicabili, recuperare la storia e la cultura di un brand, valorizzando l’esperienza all’interno di uno store. Parte da qui la visione sul retail dello dello studio di architettura Bbmds, che, attraverso i loro progetti, raccontano i tre fondatori: Alessio Baschera, Fabio Brigolin e Matteo Mocchi.
Quali elementi di retail design caratterizzano il Made in Italy?  
Indubbiamente gli elementi che definiscono l’approccio al retail design sono complessi e
molteplici. Tra questi, sono due quelli che negli anni abbiamo fatto nostri più di altri. Il primo, di carattere metodologico, consiste nel mettere fin da subito in stretta relazione la fase creativa con le dinamiche della produzione: questo consente di progettare sia elementi taylor made, sia soluzioni che, seppur standardizzate (soprattutto nel caso di roll out), parlano la lingua del “su misura”. Il secondo elemento, legato alla cultura ed alla storia del nostro Paese, tende a interpretare il design come elemento contaminatore. Spesso si tratta di dettagli o elementi secondari, la cui scala di intervento è più legata al mondo del prodotto che dell’architettura di interni, ma il cui impatto sulla percezione generale dello spazio è incredibile.
Lo shopping si sposta sempre di più verso l’online: come stanno cambiando gli store?
Questo è un tema di grande attualità e a cui stiamo prestando molta attenzione. Dal nostro punto di vista il mondo retail sta vivendo non un’Apocalisse (come è stata recentemente definita) bensì una rivoluzione. Il fatto che molti top player del mondo online (Amazon in
primis) considerino strategica una presenza fisica con un’esperienza d’acquisto tangibile, è sintomo di una necessità legata a un approccio molto concreto. È proprio intorno all’esperienza che ruota il futuro del punto vendita.
Quale futuro per il negozio fisico?
È proprio intorno all’esperienza che ruota il futuro dello store. Che si descriva con il termine Retailtainment piuttosto che con il neologismo Phygital, il punto nodale è sempre quello di offrire al pubblico più che una semplice vendita. Siamo scettici nel ritenere la tecnologia intesa come “tocco e succede qualcosa” l’elemento che salverà il retail. Da anni si parla di sensori, camerini interattivi, specchi intelligenti e così via, ma secondo noi sono poco più che un divertissement destinato ad invecchiare precocemente. Pensiamo invece che gli strumenti digitali, quando inseriti in una strategia multicanale e supportati dall’esperienza fisica, siano determinanti a ridurre drasticamente le distanze tra brand e pubblico. Su questi elementi si gioca la partita del futuro.

 

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