Emilia Romagna, il gusto dell’eccellenza

Carlo Lucarelli ha scelto il salame di Felino, Marcello Fois il formaggio di fossa, Valerio Massimo Manfredi l'aceto balsamico e Francesco Guccini, ovviamente, il lambrusco. Questa volta non solo per gola, ma per farne i protagonisti di altrettanti racconti gialli inediti che, insieme a quelli di altri dieci autori sono stati raccolti nel libro Il gusto del delitto (ed. Leonardo Publishing), pubblicato l'anno scorso con l'imprimatur dell'assessorato alla Agricoltura della Regione Emilia-Romagna.
“Proponendo a quindici scrittori emiliano-romagnoli di scrivere quindici gialli ispirati a un cibo o a un vino del territorio -spiega l'assessore regionale all'Agricoltura Tiberio Rabboni- abbiamo inteso trovare una modalità sicuramente efficace, oltre che anticonvenzionale, per trasmettere non solo le emozioni che questi cibi sanno evocare, ma anche il forte legame identitario che queste produzioni vantano con i valori, la tradizione e la cultura del territorio”. Tra l'altro, attraverso un genere letterario moderno, capace di catturare l'attenzione anche di un pubblico giovane al quale è importante riuscire a trasmettere l'amore per le proprie radici.

Del resto, l'efficacia del matrimonio tra cultura ed enogastronomia è ben testimoniata dall'opera di Pellegrino Artusi, padre della cucina italiana: il suo manuale di ricette, pubblicato per la prima volta nel 1881, è ancora oggi uno dei libri più tradotti nel mondo e la sua casa natale, a Forlimpopoli (Fc), oggi splendidamente ristrutturata, è sede di convegni, incontri e centro di divulgazione di fama internazionale, che recentemente ha avuto come ospite anche il poeta-contadino Wendell Berry (vedi intervista su Gdoweek 475 del 30 marzo 2009, pagg 14-15).

Doppia vocazione

Bologna la grassa, Bologna la dotta: un dualismo che ben esprime l'anima dell'intera regione e in particolare la sua doppia vocazione agroalimentare. Una regione capace di offrire poderose produzioni agricole specializzate -basti pensare alla frutticoltura della Romagna o al distretto del pomodoro che si sviluppa tra Parma e Piacenza- e industriali, laddove il richiamo alla Food Valley con tutti i big brand della pasta piuttosto che del pomodoro, e ancora della salumeria o del lattiero-caseario, ancora più che doveroso suona addirittura pleonastico. Eppure, proprio quella di Parma è anche la provincia italiana in cui l'incidenza dei prodotti Dop/ Igp/Stg sul valore alla produzione del totale agroalimentare risulta più elevata secondo la classifica stilata dall'Osservatorio Socio Economico di Qualivita, che peraltro vede tra le top ten anche la provincia di Modena e quella di Reggio Emilia.

Due facce della stessa medaglia secondo l'assessore Rabboni (vedi intervista), che sottolinea: “In Emilia Romagna siamo stati capaci di trovare il giusto punto di equilibrio tra l'industrializzazione di alcune produzioni agricole e la salvaguardia della biodiversità. La matrice comune è il saper fare, che ha radici nella tradizione contadina del territorio”.

Duemila km di itinerari del gusto
La forza dell'Emilia Romagna risiede anche nel fatto di aver saputo prontamente trasformare tanta ricchezza enogastronomica in una risorsa turistica. Infatti, è stato uno dei primi territori in Italia a dotarsi di un sistema regionale integrato per accogliere i turisti enogastronomici. Nate nel 2001 da una legge regionale, oggi le Strade dei Vini e dei Sapori sono in tutto 15: l'ultima delle quali in ordine di tempo (fine 2008) è stata la Strada del pane e dell'Appennino bolognese. In tutto si tratta di una rete di oltre 2.000 chilometri di itinerari che, dipanandosi da Piacenza a Rimini, offrono più di 1.300 tappe fra aziende agricole, cantine, caseifici, prosciuttifici, agriturismi, botteghe artigianali.
Impossibile perdersi: il turista ha a disposizione una cartellonistica unificata e riconoscibile, materiale informativo e un sito internet (www.strade.emilia-romagna.it). Fatto questo tutt'altro che trascurabile, tanto più che il pubblico dei viaggi golosi non è soltanto italiano. Molti cultori delle eccellenze gastronomiche, infatti, arrivano da Austria, Francia, Svizzera, Germania. Turisti curiosi, capaci di organizzare un viaggio in Italia appositamente per una visita ai caselli del parmigiano reggiano (vedi foto a dx) o a una cantina di stagionatura del culatello. Magari abbinandoli alla visita di antichi borghi, castelli, parchi regionali protetti, città d'arte, piuttosto che a un soggiorno rilassante sulla Riviera adriatica. E per chi non fosse ancora sazio di cultura enogastronomica, corsi, escursioni e degustazioni per imparare l'arte della norcineria o per scoprire come funziona una salina, nella fattispecie quella di Cervia, rimessa in funzione nel 2003.
Del resto, operosità e ospitalità vanno da sempre a braccetto da queste parti.

Allegati

Emilia Romagna, il gusto dell’eccellenza
Gdoweek 481 | 11 maggio 2009 |

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