Federdistribuzione ribadisce il proprio no ad aumenti IVA

“Ogni analisi che viene prodotta ci consolida in questa posizione e conferma i rischi che un’eventuale aumento dell’Iva comporterebbe per l’inflazione e i consumi”, dichiara Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, l’associazione che raggruppa la maggioranza delle aziende della distribuzione moderna, che, da mesi, sta dichiarando la propria netta contrarietà all’ipotesi di aumenti dell’Iva.

L'effetto sui consumi
Fededistribuzione sottolinea, come secondo quanto evidenziato dall’ufficio studi di Confcommercio, l'impatto negativo su consumi e Pil di un aumento anche solo di un punto percentuale dell’Iva su tutti i prodotti.
La posizione di Federdistribuzione è condivisa anche da Federalimentare, che, in un recente intervento sulla stampa il 25 agosto, ha sottolineato come l’incremento di un punto percentuale comporterebbe un incremento dei costi per la famiglia media italiana di 50 centesimi al giorno.

No al contributo di solidarietà
Federdistribuzione è anche contraria al contributo di solidarietà. Ancora in sintonia con il presidente presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua, Cobolli Gigli concorda sulla “… necessità di porre rimedio a un provvedimento iniquo quale il contributo di solidarietà, ma non sostituendolo con uno ancora più iniquo quale sarebbe l’aumento dell’Iva. Sono certo che la dimensione del contributo di solidarietà, per come ora prospettato, sia tale da avere un impatto negativo su consumi importanti. Le stesse risorse potrebbero essere recuperate in altro modo, con effetti meno depressivi sul sistema”.

Interventi alternativi

L’opinione di Federdistribuzione è che si debba valutare la sostituzione del contributo di solidarietà con altre azioni quali:

• un intervento sull’evasione, inserendo la fiscalità di contrasto. Un’ipotesi di partenza potrebbe essere rappresentata da quella proposta dal presidente del Nucleo di valutazione spesa del Ministero del lavoro, Alberto Brambilla, su Il Sole 24 Ore, fino a 5.000 euro con le modalità lì descritte;
• pensioni: aumento dell’età pensionabile in tempi ragionevolmente brevi;

• imposta sui grandi patrimoni: 0,5% per i patrimoni che superano i 10 milioni di euro con un tetto a un milione di euro.

“Riteniamo necessario che si debba arrivare alle decisioni definitive più in fretta possibile per ridare certezze e un minimo di tranquillità alle famiglie italiane”, conclude Cobolli Gigli.

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