I marchi Dop vendono di più grazie alla Gdo

La Gdo è il primo partner commerciale dei prodotti Dop e Igp italiani. Sul mercato interno, la ripartizione delle vendite per canale vede al primo posto la grande distribuzione con un 49% sul totale (quota che salirebbe al 60% se calcolata sulle vendite in Italia), in crescita di 2 punti rispetto il 2005. Il dettaglio tradizionale è in lieve calo (18%), mentre la ristorazione è in incremento dal 5% all'8%.

Soffre invece la vendita diretta (dall'8% al 3%), ma si attende una forte ripresa nel 2008 grazie alle agevolazioni previste per i farmers market nella prossima Finanziaria. Questi sono i dati diffusi dall'Osservatorio socio economico Qualivita - Fondazione Monte dei Paschi di Siena, che dal 2002 si occupa di valorizzare i prodotti agroalimentari di qualità.

Export e fatturato
Il sistema nazionale delle Dop/Igp interessa ben 164 denominazioni già registrate e oltre 119.000 aziende. Il paniere dei prodotti agricoli e alimentari, nel 2006, ha espresso un fatturato alla produzione di 4,9 miliardi di euro, pari a 9,2 miliardi al consumo.

Il trend è positivo anche per l'export, che con un giro d'affari di 996 milioni di euro nel 2006 (20% del fatturato alla produzione) segna una crescita del 13,8% rispetto il 2005. Sale anche la quota delle esportazioni destinate ai paesi extra Ue, che ormai pesano il 32% (+13%) del fatturato complessivo svolto all'estero.

In termini di valore assoluto, le prime 15 denominazioni totalizzano più del 90% del fatturato complessivo. In testa alla classifica si confermano grana padano, prosciutto di Parma e parmigiano reggiano, che insieme rappresentano oltre la metà del fatturato delle Dop/Igp. La bresaola della Valtellina Igp sale al settimo posto, mentre la mela della Val di Non arriva al nono.

Considerando invece l'incidenza economica delle Dop/Igp sui territori di provenienza, la classifica cambia in base alla forza della produzione tutelata e alla ricchezza della zona interessata. Ai primi posti troviamo allora il prosciutto di Parma, con un'incidenza del 28,8% sul valore aggiunto agroalimentare della provincia, prosciutto San Daniele (27,6%), bresaola della Valtellina (21,4%), mela Val di Non (8,3%), parmigiano reggiano (4,7%), speck Alto Adige (4,2%), mozzarella di bufala (1,8%), grana padano (1,3%), e i formaggi della valtellina casera e asiago, entrambi con una quota intorno all'1,3%.

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