Idm-gdo: aria di guerra

Scintille tra idm e gdo a linkontro Nielsen. Dopo un primo round  tra Barilla e Coop, nelle persone di Guido Barilla e Vincenzo Tassinari, il seguito  si è svolto con la formula dell’”uno contro tutti”. Da una parte, a rispondere, il direttore generale di Conad, Francesco Pugliese; dall’altra, nell’inedita veste di intervistatori, quattro pesi massimi dell’idm italiana: Gino Lugli, Ad Ferrero, Giorgina Gallo, presidente e Ad L’Oréal, Alfonso Bosch, Ad Peroni, James Hill, presidente Unilever Italia. Sono emerse importanti novità sulla strategia che Conad intende seguire nei prossimi mesi, aprendo una strada che forse non la vedrà isolata.

Scaffale più leggero
La parola chiave è semplificazione: il retailer intende ridurre drasticamente il numero di referenze in vendita. Ciò significa passare dagli 8.500 item mediamente presenti in un supermercato a circa la metà. “La proliferazione delle referenze crea una complessità da cui derivano solo svantaggi per l’industria, per il consumatore, per noi, costretti ad affrontare costose rotture di stock” . 
Se lo scopo primario perseguito da Conad, come da tutta la gdo, è quello della fidelizzazione del cliente, presentando l’insegna proprio come una marca che dà rassicurazione, la strada da percorrere secondo Pugliese è differenziarsi puntando solo sui prodotti
di marca performanti e implementando ulteriormente la pl, sui versante del tipico e del premium.

Innovazione
Duro il giudizio dato da Pugliese sull’innovazione di prodotto presentata dall’industria: “Nell’anno da marzo 2009 a marzo 2010, sono stati introdotti nei nostri supermercati 5.550 nuovi codici Ean, di questi si sono dimostrati performanti a livello nazionale, considerando ponderata e fatturato, 249 prodotti, ovvero poco più del 4% dei nuovi lanci. Il risultato è ancora più scadente se si considera che, stando alle analisi condotte sul consumatore, nel 98% dei casi
i nuovi prodotti sono andati a sostituire item analoghi delle stesse aziende, più che di innovazione si tratta di cannibalizzazione. Infine, la ciliegina sulla torta: le vendite dei nuovi prodotti avvengono con una pressione promozionale nove punti sopra media”.
La razionalizzazione dello scaffale porterà, nelle indicazioni di Pugliese, anche a una maggiore trasparenza nei rapporti contrattuali, con riduzione dei fuori fattura (che sarebbero “un’impropria forma di finanziamento alle imprese”), mentre la linea suggerita alle cooperative per i nuovi contratti su prodotti poco performanti è: “Qualsiasi livello di listing fee chiedevate prima, raddoppiatelo”. La premessa fatta da Pugliese, prima di iniziare il suo intervento?: “Non c’è guerra tra industria e distribuzione”...

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