Il Parmigiano piange sul latte versato

I produttori di Parmigiano-Reggiano sono alle prese con una crisi di mercato tra le più lunghe dal dopoguerra: i prezzi sono crollati e le vendite faticano e il quadro congiunturale rischia di peggiorare il trend. Ma un altro pericolo minaccia da vicino tutti i formaggi dop: l’aumento delle quote latte concesse dalla Ue all’Italia. Se n’è parlato in un recente convegno promosso da Fedagri/Confcooperative Emilia Romagna (230 imprese agroalimentari aderenti con 6.200 soci, 2.250 addetti e un fatturato di 1,5 miliardi di euro) al quale hanno preso parte ricercatori, istituzioni, cooperative di produzione e della gdo.

I dati

I mercati internazionali sono caratterizzati da prezzi estremamente volatili e con tendenze ribassiste, da una flessione del 10% delle esportazioni di formaggi da parte dei Paesi dell’UE e da cinque anni di calo delle importazioni negli Stati Uniti. Sui mercati esteri, dove il Parmigiano Reggiano vende solo il 20% della produzione, bisogna sempre più fare i conti con la concorrenza sleale delle contraffazioni e con i prodotti “Italian sounding”.
In questo scenario, l’aumento delle quote latte di 620.000 tonnellate appena deciso, che si aggiunge ai 210.000 dello scorso anno, crea il rischio di un crollo del prezzo della materia prima che potrebbe portare un vantaggio competitivo ai formaggi non dop e a penalizzare chi ha nel passato acquisito quote affrontando oneri che a questo punto potrebbero dimostrarsi a fondo perduto.

Tre i rimedi indicati: il primo un sostegno pubblico all’export, il secondo i controlli sugli abusi nell’acquisizione delle nove quote, il terzo, di strategia imprenditoriale e senza costi pubblici: consorziarsi per acquistare il latte al minor prezzo possibile.

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