Il reparto olio va verso tipicità e benessere

Gli assortimenti puntano sulla territorialità nell’extravergine e sulle referenze salutistiche negli oli di semi, per valorizzare uno scaffale a rischio (da Gdoweek n. 7)

Lo scenario dell’olio è influenzato da alcuni fattori dominanti. In particolare quello degli oli di oliva è un mercato periodicamente sottoposto a tensioni di prezzo in funzione della disponibilità produttiva. Secondo Fabrizio Maggiore, category food del Gruppo Megamark: “Di recente il mercato è stato influenzato dalla variazione dei prezzi della materia prima. Se l’olio comunitario è rimasto nel 2018 su livelli di poco inferiori rispetto al 2017, l’italiano ha registrato invece un calo importante: ragion per cui punteremo sull’olio extravergine 100% italiano nell’ottica di valorizzare la categoria e lo scaffale, anche con prodotti tipici del nostro territorio. In particolare attraverso le Dop e Igp dell’area Puglia, Campania, Molise e Calabria. Nel complesso la nostra insegna ha registrato l’anno scorso un trend molto positivo per l’extravergine (+25%), grazie al calo dell’autoproduzione per la carenza di materia prima, con conseguente aumento degli acquisti nella gdo. Peraltro il 2018 si avvia a essere caratterizzato da quantità superiori di prodotto disponibile, con un ulteriore probabile calo dei prezzi nel corso dell’anno sia del comunitario che dell’italiano”.

Mario Natali, category oli di Basko, conferma le difficoltà di reperimento della materia prima nell’ultimo biennio. Peraltro, “quest’anno la produzione in Italia è buona ma, per esempio, per l’olio 100% italiano i quantitativi disponibili risultano appena sufficienti”.

Quali sono dunque le logiche di definizione degli assortimenti per gli oli di oliva e di semi? Nicola Tomizioli, category manager di Migross ci offre il quadro evolutivo recente: “Nella categoria oli (sia semi sia oliva) lo scorso anno abbiamo fatto una rivisitazione importante del layout. Abbiamo dato centralità alla nostra Mdd, creando sullo scaffale centrale il confronto netto tra il nostro prodotto e il leader di mercato. Il tutto finalizzato ad aumentare la quota della Mdd (vista la strategia aziendale che punta a un forte aumento delle quote della stessa), facendo ovviamente leva sulla logica del prezzo più conveniente. Quindi, più che di una manutenzione assortimentale, che comunque in minima parte c’è stata, si parla di una nuova impostazione dello scaffale. Al di fuori di questo confronto Mdd/

leader, sul resto dello scaffale si è cercato di dare maggiore leggibilità all’offerta, mettendo vicine le referenze in primis in base alla provenienza (nel caso specifico dell’olio di oliva, netta distinzione tra comunitario e italiano ma anche tra le tipologie di prodotti, per esempio distinguendo un ‘gruppo’ ben individuabile dei biologici, dei non filtrati ecc.). Si è cercato anche di tenere il più possibile vicini i formati uguali, evitando il più possibile la mescolanza fra gli stessi. Discorso a parte per i i prodotti Dop/Igp, valorizzati in un settore ben definito, e per i quali è stata aumentata la numerica di referenze, per avere offerta ancora più ampia”.

Guardando all’evoluzione dello scaffale, Mario Natali sottolinea che “sta aumentando la presenza degli oli extravergini tipici e biologici, in fase di crescita significativa, mentre nell’ambito degli oli di semi sta prendendo piede il prodotto 100% italiano, in particolare con il lancio programmato di due nuove referenze di una nota marca che andrà ad affiancare un altro brand che rappresenta sostanzialmente fino a questo momento il segmento. Nel display degli oli di oliva l’olio di sansa mantiene un ruolo marginale, legato essenzialmente al basso prezzo. Anche l’oliva normale ha un ruolo secondario; nell’area in cui operiamo, vale a dire Liguria e Piemonte, viene comunque consumato maggiormente nella seconda regione per cui cerchiamo di assicurare soprattutto nel territorio piemontese una profondità e una copertura adeguata”.

Soffermandosi sugli oli di semi, Fabrizio Maggiore evidenzia: “Un trend positivo per tutto ciò che non contiene olio di palma (per esempio nel caso degli oli di frittura), e sul piano dell’innovazione per prodotti come l’olio di girasole alto oleico (ad alto punto di fumo) e in generale per le referenze bio e a filiera controllata. La tendenza più interessante è però quella che vede la ricerca da parte dei consumatori di prodotti salutari e salutistici come i cosiddetti oli del ‘benessere’ (lino, canapa, sesamo ecc.). Noi stessi abbiamo implementato l’assortimento con queste tipologie”. Sulla stessa linea il category di Migross: “Per quanto riguarda il comparto semi, a fronte di precisi segnali del mercato, sono state inserite alcune referenze orientate al salutismo (per esempio biologico 100% italiano, oli di semi con vitamine ecc.), ma la risposta finale è stata abbastanza fredda. Il consumo resta quindi piuttosto orientato sui prodotti standard e non sembrano esserci grossi margini di sviluppo verso un consumo di prodotti di fascia più alta. Ribadendo il nuovo concetto di esposizione applicato, con logica del confronto tra convenienza della pl e corrispondente prodotto leader di mercato, più nello specifico per gli oli di oliva vi è da dire che le aree nelle quali operano i nostri pdv mostrano un consumo piuttosto limitato dell’oliva normale, a differenza dell’extravergine, che resta quindi il punto di forza dello scaffale. Questo perché sull’extravergine è possibile offrire al consumatore una proposta non solo basata sul prodotto di largo consumo, dove la leva del prezzo è per forza di cose prevalente, ma anche andare a sviluppare consumi più evoluti”.

Ragionando in particolare sul display dell’olio di semi, Matteo Di Gregorio, buyer del Gruppo Gabrielli, evidenzia come: “In un supermercato/superstore di medie dimensioni si contino mediamente 35/40 referenze di oli di semi. È la tipologia di ‘seme’ la prima discriminante nella definizione degli assortimenti in un mondo dove, a eccezione di pochi casi, non vi sono veri e propri leader di categoria. La potremmo definire una categoria di servizio, dove a guidare la scelta del consumatore vi è prima la tipologia di prodotto e successivamente il prezzo. In un’ottica così routinaria rappresenta linfa vitale l’innovazione di prodotto avvenuta negli ultimi anni. Si sta assistendo allo sviluppo di diversi oli di semi salutistici o vissuti come tali: olio di cocco, olio di lino, olio di canapa, olio di vinacciolo solo per fare alcuni esempi, quasi sempre biologici. In valore contano ancora molto poco ma stanno avendo il merito di rinnovare uno scaffale stanco”.

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