In Italia il miele finisce in bellezza

Considerato un prodotto salutare, leggero e senza effetti sull'ecosistema, il miele non sembra spopolare sul mercato nazionale, tanto da non riuscire a conquistare il podio degli alimenti preferiti dagli italiani. Nel nostro paese, infatti, questo prodotto naturale non ha molto successo: il consumo procapite raggiunge appena i 400 grammi annui, ben il 35% in meno rispetto alla media europea.

La crescita del consumo nascosto di miele
Occorre altresì precisare che negli ultimi decenni si è registrato un incremento esponenziale nell'uso di miele “nascosto”, presente in molti articoli quali corn flakes, yogurt, brioche, barrette ai cereali, biscotti, caramelle e integratori alimentari.
Ma non solo. Anche nel settore farmaceutico, soprattutto nella cosmesi, l'utilizzo di miele sembra rappresentare una formula vincente: lo confermano i dati divulgati dall'Associazione italiana industrie prodotti alimentari (Aiipa), che stimano che il 40% del consumo sia attualmente assorbito dall'industria alimentare, farmaceutica e cosmetica (rispetto a una quota pari al 15% registrata 30 anni fa). Un trend che nei prossimi 4-5 anni raggiungerà la soglia del 50%. Su 20.000 tonnellate di miele consumate in media ogni anno in Italia sono, dunque, circa 8.000 quelle che diventano una componente di alcuni prodotti.
 
Un prodotto da grande distribuzione
Delle restanti 12.000 tonnellate, gli italiani ne consumano una metà come ingrediente da cucina, mentre un altro 50% è utilizzato come alimento singolo. Per quanto concerne invece i canali di vendita, la grande distribuzione è dominante con l'81,5% delle vendite, mentre il dettaglio registra un più esiguo 18,5%. Le confezioni maggiormente apprezzate sono quelle da 500 g, che coprono da sole il 60% delle vendite con oltre 5.400 t di prodotto, seguite da quelle da un chilogrammo (16,3% per 1.400 t), da 400 g (11,4% per 1.000 t) e da 250 g (6,8% del mercato con un volume di 625 t). Il comparto registra nella sua totalità un giro d'affari di oltre 64 milioni di euro e solo il 50% dei consumi sono coperti dalla produzione nazionale.

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