Investimenti Orogel e la sfida all’export

Nuovi flussi di vendita oltreconfine per confermare il processo di crescita decennale. Nel mirino anche potenziali acquisizioni, a partire dagli Usa

Sono i mercati esteri la nuova sfida di Orogel, che punta con decisione sui consumatori stranieri per continuare quel processo di crescita che l’ha vista aumentare del 48,7% il giro d’affari e del 54% la produzione nell’arco dell’ultimo decennio. Anche il bilancio 2018 ha confermato questa performance brillante, decisamente migliore rispetto alla crescita del mercato dei surgelati (che nello stesso periodo ha registrato un +8,3% a valore). L’anno scorso Orogel Coop (ossia la società del gruppo che si occupa di surgelati, ndr) ha superato i 239 milioni di euro (+3,6% rispetto al 2017), per oltre 2/3 realizzati nel canale retail, cresciuto in un anno del 3,8%. Il business nella gdo è rappresentato quasi completamente dai prodotti a marchio Orogel, che ha raggiunto il 17% di market share a valore nei surgelati, in crescita del 4% rispetto al 2016 e in controtendenza rispetto agli altri competitor, in flessione. Il brand Orogel rappresenta anche il 100% delle vendite nel foodservice, altro canale importante e positivo, con il 23,4% di quota e con un tasso di crescita del 2,5% sul 2017. Positivo anche il bilancio delle confetture, arrivate al 6,2% sul fatturato (+5,1% annuo).

Giancarlo Foschi, consigliere delegato

Ma a indicare la nuova strada imboccata dalla cooperativa romagnola è quel +13,6% registrato dall’export, che oggi genera il 4% del giro d’affari. Il 70% dei ricavi realizzati all’estero arrivano dai mercati della Ue, il 25% dagli Stati Uniti e il 5% dal Giappone, dove Orogel ha un posizionamento di qualità, incentrato sui valori (molto apprezzati) di controllo di filiera e di italianità delle produzioni. A crescere di più sono questi due paesi extra-Ue, dove l’azienda ha puntato su prodotti particolari, come le varietà di cavolfiore destinate al cauliflower rice negli Usa e i grigliati in Giappone, ma anche le erbe aromatiche in vasetto e i pizza topping.

“Per Orogel è arrivato il momento di investire all’estero per acquisire piccole aziende di settore, in particolare negli States –spiega l’amministratore delegato, Bruno Piraccini– Per questa ragione abbiamo deciso di creare una società commerciale, la Orogel Usa, partecipata dalla casa madre, a cui affidare lo sviluppo del mercato americano e la campagna acquisti in loco”.

Per sostenere la sua espansione, Orogel ha messo sul piatto un ricco piano di investimenti. Ai 175 milioni spesi tra 2011 e 2018, si aggiungono gli 80 milioni già stanziati per il triennio 2019/2021 con l’obiettivo dichiarato di migliorare i suoi tre stabilimenti, in particolare per quanto riguarda la catena del freddo e la logistica. “Oggi il focus è sul potenziamento dei nostri tre stabilimenti, migliorandone la dotazione impiantistica, rendendoli più efficienti e acquistando i terreni che li circondano” spiega il consigliere delegato, Giancarlo Foschi. Un approccio che ha già portato Orogel ad aumentare del 54% la produzione nell’ultimo decennio. Solo nel 2018 ha superato le 100mila tonnellate lavorate, pari a oltre 141mila tonnellate di prodotto fresco, ritirato dai 1.558 produttori associati e lavorato nei tre stabilimenti di Cesena, Ficarolo e Policoro.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome