Iri: i consumi d’Europa sono da interpretare

L’analisi delle performance per categorie merceologiche restituisce un quadro complessivo poco lineare a livello europeo. Il benessere non è certamente l’unico driver (da Gdoweek n. 8)

Il salutismo domina in Europa? Forse molto meno di quello che si potrebbe pensare guardando all’evoluzione degli assortimenti in gdo in Italia. Secondo il report Iri di aprile 2018 sugli andamenti per categorie merceologiche rilevati nei mercati chiave del vecchio continente sono proprio le categorie merceologiche classiche quelle che sembrano centrare trasversalmente ai vari mercati le prestazioni migliori anno su anno: birra, superalcolici, snack salati, gelati, acque minerali e ittico surgelato. Sono questi i segmenti trainanti in termini di vendite aggiuntive. Nell’ambito del non-alimentare i prodotti cosmetici per la cura viso e quelli per l’incontinenza sono in testa alla classifica. Sul versante opposto, a guidare il gruppo di segmenti meno performanti (e in certi casi realmente declinanti) si posizionano i latti Uht, le cola e le carni rosse surgelate. Da segnalare che il trend delle barbe lunghe (da curare con i rispettivi elettrodomestici dedicati) sta incidendo in negativo un po’ dovunque nell’ambito dei rasoi a lama maschili.

A livello assoluto, Iri misura un valore di mercato di 432 miliardi di euro che riporta a una crescita annuale di due punti percentuali. L’universo di riferimento riguarda le principali macroaree degli assortimenti gdo: food fresco-non refrigerato-surgelato, analcolici (con tè e caffè), cura casa, cura persona, dolciumi, area pet, alcolici (spirits e non). I mercati coinvolti dall’analisi sono Italia, Regno Unito, Germania, Paesi Bassi, Francia e Spagna. L’allineamento e la confrontabilità dei dati è garantita dai metodi di rilevazione Iri che sono stati adottati in tutti i mercati di riferimento. Per questo motivo, nell’ambito ortofrutticolo, frutta e verdura confezionata a peso variabile fanno riferimento solamente al mercato italiano perché non riscontrabili nei mercati europei adiacenti.

Una prima macroevidenza che emerge rispetto agli assortimenti è che l’area alimentare si colloca appena al di sotto della metà del valore complessivo generato in sell-out: al 46%. E nell’ultimo anno hanno dimostrato buona vitalità crescendo in tutti i 6 Paesi considerati. Ma non con la stessa velocità: freschi e surgelati paiono al momento avere un passo decisamente più grintoso, con una crescita che nel migliore prestazionale raggiunge il 7,1%. Certamente più tranquilla appare la situazione nel grocery alimentare che registra la sua prestazione più debole nel Regno Unito con una crescita dello 0,5%. Da riscontrare che a livello generale con un salto in avanti di 4 punti, freschi e freschissimi superano la soglia dei 100 miliardi di euro (102,9) e si lasciano decisamente alle spalle l’alimentare non-refrigerato (95,9), che cresce meno della media a 1,3 punti. Alcolici e analcolici rientrano comunque sempre all’interno delle prime 5 categorie in ciascun mercato. Complessivamente realizzano performance superiori alla media (rispettivamente 2,6% e 2,1%) intercettano insieme poco meno di 110 miliardi di euro (106,4). Guardando nel dettaglio dei singoli Paesi, al di là delle dimensioni, emergono anche differenti atteggiamenti di acquisto da parte dei consumatori locali. Tra i britannici i best performer risultano essere i superalcolici (a oltre 18 miliardi e con 4,4 punti di crescita); i francesi premiano freschi/freschissimi per quanto con incrementi piuttosto contenuti (1,6%); in Italia il grocery alimentare resta ancora al primo posto (16 miliardi) ormai quasi raggiunto dai refrigerati che si segnalano per un dinamismo sicuramente più accentuato (+3,4% vs +0,6%). I tedeschi rendono la Germania la regina dei freschi/freschissimi: a livello assoluto (oltre 35 miliardi di euro, più del doppio del giro d’affari italiano) e per performance di crescita: +7,1%. Un risultato inavvicinabile in tutti gli altri contesti, ma che è legato anche ad un attuale forte tasso di inflazione che ha coinvolto l’intero comparto dei latticini e derivati. Per quanto concerne il Regno Unito, da segnalare che l’ottimo momento di mercato degli snack è bilanciato in negativo da prestazioni in forte declino dei prodotti da forno e dei cereali.

Già molto evidente in Italia, emerge anche nei vicini mercati europei l’ottimo stato di salute del reparto animali, che contribuisce a portare in positivo quale best performer l’intera area dell’extra-alimentare (0,8% a livello europeo). Il che non nasconde segmenti a forte criticità: svetta quale reparto in sofferenza il baby (-3,7%). A fronte di un calo generalizzato delle nascite si contrappone ovunque un aumento del numero degli animali da compagnia e, soprattutto, cresce l’abitudine a effettuare acquisti specifici per tipologia di animale a fronte del calo della preparazione domestica di pasti e cure ad hoc. Il sell-out totale del pet sfiora intanto i 9 miliardi di euro. Cura casa e persona evidenziano andamenti trasversali flat, mentre la dinamica a valore è caratterizzata da una certa deflazione.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome