La frutta secca, razionale e sempre più profonda

L’assortimento del reparto si arricchisce costantemente di nuove linee di marca o in Mdd, trovando spazio in adiacenze e in mix insoliti. Funziona in avancassa (da gdoweek n. 9)

Nell’ormai avanzato processo di diversificazione e razionalizzazione dell’offerta del reparto ortofrutta, la frutta secca ha giocato e continua ad avere un ruolo da protagonista. L’ampliamento della profondità assortimentale è già da qualche anno accompagnato e sostenuto da una risposta positiva dei consumatori. I dati Iri relativi al 2017 rilevano che in Italia nel canale iper, super e Lsp sono stati venduti 17.463.747 chili di frutta secca con guscio (+2,7% sull’anno precedente) per un valore di 128.587.274 di euro (+2,9%) e 9.865.954 chili di frutta secca senza guscio (+14,2%) per un valore di 233.437.335 euro (+10,1%).

Al raggiungimento di questi risultati hanno contribuito le campagne di sensibilizzazione intraprese da Nucis Italia, grazie al sostegno dalle principali aziende di produzione e commercializzazione di frutta secca ed essiccata italiane aderenti, attraverso le quale non solo sono entrati nel sapere comune i benefici nutrizionali di queste referenze, ma si sta superando anche il limite dell’elevato apporto calorico suggerendo una dose consigliata di 30 grammi al giorno.

È soprattutto nel senza guscio che si è sviluppato il maggiore incremento assortimentale anche grazie ai vari mix creati per le diverse esigenze di benessere. Le referenze di frutta secca senza guscio nel canale moderno sono in media 38,8 (+6%), con una pressione promozionale del 18,8% (comunque in calo di 1,7 punti), contro 11,7 referenze con guscio, ma qui la pressione promozionale raggiunge il 41,4% e risulta stabile rispetto all’anno scorso. In testa nelle preferenze d’acquisto degli italiani ci sono le mandorle, per il senza guscio, e le noci, per il segmento con il guscio.

L’incremento della domanda ha trovato in ogni caso scoperto l’approvvigionamento di materia prima nazionale, le cui coltivazioni sono ridotte a poco più di qualche denominazione. L’esigenza di proporre frutta secca italiana per il consumo tal quale, sommata al bisogno delle industrie di trasformazione di limitare i rischi competitivi derivati da un approvvigionamento sul mercato internazionale, ha spinto i produttori e le aziende a investire in nuovi impianti per poter offrire prodotti made in Italy sia da agricoltura convenzionale che bio.

Uno dei fenomeni in corso riguarda gli investimenti in Mdd. Parte della richiesta di materia prima di origine italiana proviene in primis dalle insegne della grande distribuzione che stanno puntando sulla frutta secca e disidratata per incrementare il peso del proprio marchio nel reparto ortofrutta. L’incidenza della frutta secca e disidratata sul fatturato del reparto ortofrutta si aggira in media attualmente attorno al 10% con dati tendenzialmente in crescita. In Unes è stata dell’11% nel 2017 contro il 9% dell’anno precedente e da gennaio a oggi è già salita di mezzo punto percentuale (11,5%).

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