L’immobiliare commerciale al centro dell’Eire

Social housing e sostenibilità ambientale i temi caldi dell’edizione 2010 di Eire, la rassegna immobiliare che a Fieramilano ha chiuso oggi i suoi battenti. Molto positivo il bilancio della manifestazione, che ha visto la presenza di oltre 14mila visitatori  da 50 paesi.  Il nutrito carnet di dibattiti e convegni (oltre 100 gli eventi) ha però visto un focus importante sull’immobiliare del retail nel convegno organizzato dal Cncc (Consiglio nazionale centri commerciali) sulla convivenza tra main street e centri commerciali.

Mall chiusi e all'aperto
Il tema è davvero quello più caldo del mondo immobiliare: se si eccettuano pochissime high street (e in Italia si contano davvero sulle dita di due mani: sono via Montenapoleone e adiacenti, via Condotti e adiacenti) dove i canoni e le buonentrate sono una barriera all’ingresso tale da consentire l’ingresso solo ad aziende del fashion che devono per forza essere lì, le differenze tra le arterie commerciali e gli shopping center di ultima generazione sono davvero minime, perché le insegne sono le stesse. Corso Buenos Aires, ad esempio, non è altro che un enorme mall all’aperto, rispetto a un centro commerciale è solo più comodo da raggiungere.

Soluzioni? In Italia se ne vedono poche, perché l’offerta commerciale non si è svecchiata; si annunciano iniziative di poli commerciali del lusso e del leisure, diversi dai centri commerciali tradizionali; un problema tuttora aperto è se si possa superare la necessità di avere una forte ancora alimentare: difficile pensare che Armani (tanto per fare un nome) vada ad aprire di fronte a un Ipercoop (tanto per farne un altro di nome): non perché le clientele siano di per sé incompatibili, bensì perché a nessuno verrebbe in mente, come è stato argutamente detto al convegno, di andare a comprarsi un paio di jeans Armani entrando nella boutique con un sacchetto che contiene dieci petti di pollo acquistati in promozione. E a dire il vero non è ipotizzabile nemmeno il contrario …

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