Made in Italy, far chiarezza per il food

“Quando tutti si occupano di tutto, nessuno è responsabile di niente: questa è la situazione del Made in Italy”

Francesco Pugliese ha ragione: necessario rimettere ordine, necessaria una definizione condivisa. Necessaria sì, ma è improbabile che vedrà mai la luce. Troppe controversie, questo made in Italy è tirato da tutte le parti. Eppure, nella moda è stato semplice, ognuno competitor dell’altro, tutti però in difesa della loro italianità. D’accordo, è vero, qualcuno sfilava a New York, qualcun altro ancora a Parigi, ma poi, quando qualche minaccia seria si avvicinava, a ranghi compatti tutti di nuovo sulla capitale della moda, a Milano. Nell’alimentare, invece, non è così. Attenzione, però, prima o poi qualcuno ci dirà che cosa è made in Italy e che cosa no, chi è dentro e chi è fuori. È già capitato. Non è piaciuto a nessuno. Impariamo dal passato, definiamo velocemente che cosa è l’alimentare made in Italy, chi è interessato si metta in regola, mentre chi non lo è non si intrometta.

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