Ogni progetto racconta una storia diversa

Parte da questo presupposto l’approccio adottato da Davide Padoa, Ceo di Design International, verso il mondo retail (da Godoweek 10 - 2016O

Davide Padoa, Ceo dello studio Design International, ci parla dell’evoluzione del retail dopo il grande progetto de Il Centro di Arese (Mi). Nei suoi lavori internazionali, l’architetto trasmette lo stile innovativo e riconoscibile dello stile italiano. “Il nostro obiettivo per i progetti nazionali e internazionali è quello di creare luoghi vivaci dove il pubblico si senta coinvolto, incuriosito e comodo come a casa propria. In questo senso, è molto importante la relazione architettonica tra spazi interni ed esterni”.

Vogliamo specificare meglio il suo approccio architettonico al mondo retail?
L’edificio retail, al contrario di quanto si potesse pensare alcuni anni fa, oggi più che mai deve essere poro- so, trasparente e un grande oggetto per comunicare prodotti, idee, tecnologie. In questo settore, un’architettura ben progettata unisce le persone e le induce a esprimere la propria personalità attraverso la scelta di un prodotto o anche attraverso la semplice scelta di passare del tempo in compagnia, una necessità resa oggi ancora più importante dall’isolamento spesso causato dai social media.

Davide Padoa, Ceo dello studio Design International
Davide Padoa, Ceo dello studio Design International

Come riesce a trasmettere il made in Italy nei suoi progetti?
Sentendomi molto italiano, seppur abbia vissuto la maggior parte della mia vita all’estero, spero si trasmetta. Il Made in Italy associa un prodotto, sia esso un capo di abbigliamento, un mobile, una ricetta o un’auto, ad alta qualità con un tono creativo, innova- tivo, spiritoso. Queste qualità, unite insieme, creano il brand Made in Italy, spesso paragonabile a un vero e proprio stile di vita. Nei progetti che realizzo, quindi, sono alla costante ricerca di tutti questi elementi. Ad esempio, nel progetto Morocco Mall a Casablanca, a- perto al pubblico nel dicembre 2011, o nel più recente Cleopatra Mall a Il Cairo, la cui apertura é prevista nel dicembre 2017, si evince il nostro approccio proget- tuale che è caratterizzato da forme organiche e mor- bide; entrambi gli edifici creano un segno innovativo nei propri contesti, trattando l’intero spazio come un prodotto, con uno stile innovativo e riconoscibile nel quale identificarsi. Mi piace pensare che questo stile venga letto dal grande pubblico come un segno dello stile Made in Italy.

Come vede il futuro di ipermercati e centri commerciali, dopo la realizzazione del centro commerciale di Arese?
Per vedere il futuro di queste tipologie basta tornare ai valori di 500 anni fa. Gli ipermercati devono esporre la freschezza dei propri prodotti al pubblico, invitarlo a un assaggio, raccontare la provenienza del prodotto e come cucinarlo, ascoltare i commenti rilasciati dai propri clienti e lasciare piena libertà di consumarlo sul posto o portarlo a casa, esattamente come succedeva nella piazza del mercato di tutte le città italiane, europee, asiatiche. I centri commerciali, invece, devono riscoprire l’importanza dei momenti di pausa tra gli acquisti, inserendo una molteplicità di funzioni (mediche, turistiche, culturali, educative, sportive e di intrattenimento) integrate tra loro. La trasparenza dell’edificio -in facciata e in copertura- sarà sempre più importante, cosí come la molteplicità dei metodi di accesso (pubblico, veicolare, ciclabile e pedonale), nonchè la piena flessibilità e la sostenibilità dell’immobile (energetica, finanziaria, gestionale).

Come si combinano le esigenze funzionali al fattore estetico nei suoi progetti? Attraverso l’utilizzo di quali tecnologie?
Il fattore estetico è totalmente superfluo se non integrato all’aspetto funzionale. In un centro commerciale è proprio la visibilità di ogni punto di vendita a determinare la miglior sezione della galleria commerciale. Quando gli aspetti funzionali sono ben studiati, l’approccio estetico crea identità, gli dà un’anima e lo rende autentico. In studio stiamo lavorando molto con i polimeri, come l’ETFE, che permettono la copertura di grandi campate, in copertura o in facciata, con un peso 20 volte inferiore al vetro e con eccellenti prestazioni termiche. Il legno lamellare introduce calore agli ambienti e ben si integra con sistemi strutturali più tradizionali in cemento e ferro. Ogni progetto deve raccontare una storia: soltanto in questo modo un edificio si integra a un luogo. Questa storia, come in un film, è fatta di personaggi e di colpi di scena. I personaggi delle nostre architetture sono i materiali, mentre i colpi di scena sono rappresentati dal modo in cui i volumi e la luce vengono assorbiti o riflessi dai materiali. Il vetro e la tessitura delle ombre equivalgono invece alla trama (della storia) e variano molto a seconda della posizione geografica.

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