Porta la sporta, quarta edizione

La Settimana Nazionale di Porta la Sporta con un monitoraggio sul consumo di sacchetti condotto in 13 comuni per sei mesi, dimostra che il sacchetto usa e getta si può ridurre drasticamente dall'oggi al domani. Tuttavia non sembriamo essere pronti al salto.

Consumismo fuori controllo
Dopo l'edizione del 2009 e quella del 2010 il punto di partenza scelto per la narrazione è stato il sacchetto di plastica in quanto testimonial d'eccellenza dell'inquinamento ambientale da plastica -diffuso ormai a livello globale- e in quanto emblema di un consumismo fuori controllo.
Non è possibile disconoscere che in un mondo in crisi di risorse, minacciato dagli effetti del riscaldamento climatico vada fatto un uso calibrato e responsabile delle risorse.
"La Commissione europea ha appena adottato una proposta di legge che obbliga gli Stati membri a ridurre l'uso delle borse di plastica sottile -afferma Silvia Ricci, responsabile campagne dell'Acv (Associazione Comuni Virtuosi)- scegliendo come farlo. Guardando all'esempio dell'Italia che ha ridotto in modo consistente il consumo di sacchetti monouso soprattutto nei supermercati non ci sono dubbi sul fatto che per ridurre il consumo di sacchetti si debba farli pagare"

Parola d'ordine: collaborazione


L'ultima edizione della Settimana Nazionale Porta la Sporta vuole essere un'occasione di coinvolgimento di un pubblico sempre più vasto, grazie alla collaborazione di partecipanti in grado di sensibilizzare sul tema della prevenzione altro pubblico a cascata.
Sono stati oltre 600 gli Enti Locali e 23 i gruppi della Gdo coinvolti complessivamente nelle tre edizioni dell'evento oltre che dall'attività ordinaria lungo i quattro anni. Le insegne della Gdo partecipanti, alcune come Simply Italia, Unes Supermercati e Despar Nordest hanno partecipato a tutte e quattro le edizioni dell'evento- si sono messe a disposizione dell'iniziativa per ridurre il proprio consumo ma anche per spingere i propri clienti ad un uso continuativo della sporta.

L'elenco dei partecipanti
Come operatori commerciali hanno già confermato la loro presenza tutte le sedi di Eataly, il centro commerciale I Gigli di Campo Bisenzio (FI) e gruppi della distribuzione moderna come:
Alì Aliper, Conad Adriatico
(Leclerc, Conad City, Margherita), Ce.di. Marche, Dimar spa (Mercatò, Bigstore, Maxisconto, Famila), Dao Conad, Despar Nordest, Nordiconad, Tigre e Oasi, Simply Italia, Sogegross, Unicoop Tirreno e Unes Supermercati.

Sei mesi di monitoraggio sul consumo di shopper
L'esito di un monitoraggio avvenuto in 13 comuni che hanno partecipato a Sfida all'ultima sporta con in palio 20.000 euro da destinare alla scuola locale per il Comune che avesse registrato il consumo pro capite più basso di sacchetti monouso è il seguente: il consumo di shopper dipende dal rivenditore. È il proprietario o il direttore del punto di vendita che, direttamente o indirettamente (con le istruzioni o l'informazione impartita al personale), ne determina i livelli di consumo. La tesi vale per tutte le superfici di vendita piccole e grandi del commercio di vicinato e lo dimostrano i dati di consumo, molto diversi tra loro, registrati all'interno di uno stesso comune e genere merceologico. Andiamo da negozi che hanno uno smercio di shopper molto basso pari al 5/10 % rispetto al totale delle vendite, sino ad arrivare a casi in cui la percentuale di vendite con cessione di sacchetto arriva anche oltre all'80% del totale vendite. Tra i supermercati, complice l'addebito dello shopper sullo scontrino, è andata decisamente meglio con la metà dei punti vendita che si è piazzata con una percentuale di acquisti senza sacchetto compresa tra l'80 e l'88% degli acquisti.
"Siamo ad un bivio dove devono essere fatte scelte urgenti e importanti per il futuro. Anche chi non fa nulla -conclude Silvia Ricci- compie una scelta che avrà possibili conseguenze e costi ambientali ed economici sul futuro delle prossime generazioni.
Mettiamoci quindi responsabilmente in gioco e non sottovalutiamo la contagiosità del buon esempio".

Considerazioni guida
La linea d'azione della campagna e stata dettata da alcune considerazioni
1) La convinzione che fosse necessario intervenire sulle cause che creano il problema prima che sulla scelta del materiale meno impattante.
2) La probabilità che un Ddl di divieto per il sacchetto di plastica monouso, non accompagnato da un disincentivo economico applicabile alle soluzioni biodegradabili come carta o bioplastica compostabile offerte come alternativa ai consumatori, non avrebbe avuto alcun effetto ai fini di una riduzione delle quantità consumate.

3) La biodegradabilità dei materiali non annulla l'impatto ambientale complessivo dell'imballaggio o del bene determinabile solamente facendo una valutazione Lca di una specifica opzione nel suo specifico contesto. Soprattutto non può costituire un alibi per continuare a fare spreco di risorse o essere oggetto di claim ambientali che sconfinano nel greenwashing.
4) Le aziende dovrebbero accogliere la sfida della scarsità di risorse come una spinta per andare verso l'innovazione di prodotto, di processo e di sistema sviluppando altre modalità di erogazione e distribuzione dei prodotti. Con l'iniziativa Meno rifiuti più benessere in 10 mosse ora alla seconda edizione gestita dal sito www.comunivirtuosi.org viene affrontato il tema dell'insostenibilità degli imballaggi e del consumo usa e getta riferito ai prodotti di largo consumo proponendo alcuni miglioramenti nell'offerta e nelle modalità di commercializzazione.

Per ulteriori informazioni http://www.portalasporta.it

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