Rapporto Coop 2010: per la ripresa dei consumi occorre far evolvere il mondo del lavoro

Presentato oggi il Rapporto Coop 2010 “Consumi e distribuzione” redatto dall'Ufficio Studi di Ancc-Coop con la collaborazione scientifica di Ref. (Ricerche per l'Economia e la Finanza) e con contributi originali di Nielsen. A illustrarlo, Enrico Migliavacca, vicepresidente Ancc-Coop, Vincenzo Tassinari, presidente del Consiglio di Gestione di Coop Italia e Aldo Soldi, presidente Ancc-Coop. Dallo studio emerge, in modo inequivocabile, la tenacia della crisi, o meglio dei suoi effetti, che, purtroppo, promettono di essere duraturi. L'inversione di rotta è modesta e, quindi, di ripresa non si può affatto parlare, cosicché, nelle prime 33 settimane di quest'anno, la gd registra una flessione delle vendite dello 0,3%. Il dato più problematico è rappresentato dal calo dei consumi alimentari. Diminuiscono in quantità prodotti di base come la pasta di semola (- 2,8%), le conserve a base pomodoro (-2,3%), l'olio di oliva (-1,7%) e gli olii di semi (-5%). Emblematico un dato: il 21% degli italiani (a fronte di una media Ue che non supera il 12%) ammette di avere più difficoltà a sostenere spese necessarie come quelle relative alla cura dei propri bambini.

I segni della crisi

Una dinamica negativa coerente con l'andamento degli ultimi due anni che hanno visto diminuire, tra gli altri, i consumi di pane e cereali (-5,2% nel biennio 2007/2009), pesce (-4,3%), latte formaggi e uova (-3,3%), olii e grassi (-3,4%). Parimenti, la crisi ha fatto cadere la domanda dei prodotti il cui acquisto è ritenuto rinviabile: arredamento (-7% a quantità nel 2007/2009), elettrodomestici (-8,7%), abbigliamento (-10.9%). In controtendenza, si trova l'elettronica di consumo, trainata dai televisori a schermo piatto e dagli smartphone che segna un ben + 16%. Inoltre, nella prima metà del 2010, sono tornati a crescere i prodotti etnici, quelli relativi al comparto salute e i piatti pronti.

Il mondo del lavoro soffre

Il sistema Coop in qualche misura ha tenuto e tiene ma le contromisure adottate (convenienza, eticità, private label, liberalizzazioni) possono fino a un certo punto, poiché, come ha tenuto a sottolineare Soldi, il nodo cruciale per il rilancio dei consumi è riuscire far evolvere il mercato del lavoro. Le cifre fornite sono eloquenti: negli ultimi 2 anni di crisi si è registrata una perdita di 817.000 posti di lavoro. A pagare di più sono i giovani (nella fascia d'età fra i 15 e i 24 anni e fra i 25 e i 34 cadute del 14 e dell'11%), gli autonomi e i lavoratori a termine, gli occupati del Sud (-4% rispetto al -1% nelle regioni del centro nord). Ovvio che, parafrasando una frase celebre, “no reddito, no consumi.

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