Sacchetti bio: il parere della gdo e cosa fa

Sacchetti bio
Sacchetti bio

Mentre sui media tradizionali e sui social imperversa la polemica sui sacchetti biodegradabili per l'ortofrutta, i protagonisti della distribuzione da un lato intervengono per dare informazione ai consumatori, dall'altro portano avanti un dibattito volto a uscire dall'empasse, e a trovare una soluzione migliore, più trasparente e facilmente leggibile dalla popolazione.

Sacchetti bio, un dibattito confuso

Su twitter sono intervenuti Giorgio Santambrogio (VéGé, Adm), Eleonora Graffione (Coralis), Mario Gasbarrino (Unes, U2 Supermercati), Francesco Pugliese (Conad), Gabriele Nicotra (Iper) e molti altri addetti ai lavori e non. Sui social si è discusso di ogni minimo aspetto riguardante gli shopper, il loro costo, chi li produce, chi guadagna e chi perde, se fosse possibile portare una propria borsa da casa, quale potrebbe essere l'impatto sui consumatori, se pagheranno le buste o preferiranno l'ortofrutta confezionata. A volte con risultati kafkiani esemplificati da questo tweet di Fresh Point Magazine:

Punti chiave, e la soluzione

I botta e risposta su twitter, dove si è dispiegata la discussione tra gli addetti ai lavori, si può riassumere in due elementi chiave, e in una proposta di soluzione.

1 - In termini economici le cifre in gioco per il consumatore sono bassissime, le stime arrivano a un massimo di 12 euro annui in più da pagare per famiglia. Un impatto poco significativo in termini assoluti, che sparisce sia di fronte agli aumenti prospettati alle famiglie dai rincari di inizio anno, sia di fronte alle variazioni di prezzo che caratterizzano il reparto dell'ortofrutta.

2 - Le polemiche nascono da un grande equivoco di base che, sottolinea Gasbarrino nei suoi tweet, nessuno ha visto, né il legislatore né gli addetti ai lavori: la confusione tra imballo primario (che quindi sta con il prodotto e non si paga, o costituisce una componente del prezzo del prodotto) e imballo secondario (quindi lasciato alla scelta del consumatore, che può decidere se utilizzarlo o meno, e che quindi per evitare abusi viene fatto pagare).

Chiarezza e soluzione

La gdo si è da subito schierata a favore della chiarezza, e  ha spinto per trovare una soluzione.

Ecco il tweet di Gasbarrino che ha spostato la discussione sulla possibilità di cambiare la legge per uscire dall'equivoco imballo primario/imballo secondario e adeguare lo "status" del sacchetto biodegradabile dell'ortofrutta a quello di qualsiasi altro imballo primario di prodotto, la confezione per lacarne, la scatola della pasta e così via: in sostanza, consentire alla distribuzione di cedere gratuitamente il sacchetto della discordia, insieme alle mele o al sedano acquistato dal consumatore.

 

La sollecitazione di Gasbarrino è già stata colta da Massimiliano Dona, presidente di Unione Consumatori, e da Eleonora Graffione per Coralis:

Presa di posizione ufficiale anche da parte di Coop, che in una nota ribadisce come al momento stia vendendo i sacchetti sottocosto e si stia al contempo preparando a presentare nuove soluzioni e materiali di confezionamento a vantaggio del consumatore . La richiesta alle autorità, nel complesso, è ancora una volta quella di fare maggiore chiarezza.

Vediamo se il parere della distribuzione verrà ascoltato o meno.

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