Walmart testa i tag Rfid nei jeans

Dopo un periodo di “relativo” silenzio attorno alle strategie Rfid di Walmart, il colosso di Bentonville ritorna al centro dell'attenzione grazie ad un nuovo progetto che prevede l'utilizzo della tecnologia dell'identificazione in radiofrequenza a livello item. Sui prodotti oggetto della sperimentazione -denim jeans, calze e intimo- verranno applicati tag Rfid UHF basati sullo standard EPCGlobal di seconda generazione.
L'iniziativa si inscrive in un progetto più ampio di Walmart teso a verificare come l'Rfid applicato a livello item possa contribuire a migliorare in maniera significativa l'accuratezza dell'inventario.

Il caso Bloomingdale's

In questo sforzo di ottimizzazione e miglioramento dei processi, il retailer Usa si trova in buona compagna. La tecnologia Rfid è, infatti, finita nel mirino anche di Bloomingdale's. La nota catena Usa di department store ha condotto un test, in collaborazione con l'Università dell'Arkansas -nota per aver già condotto sperimentazioni a livello item per Walmart- teso a verificare i miglioramenti ottenibili con l'identificazione in radiofrequenza nella gestione dell'inventario a livello item nel punto di vendita.

Il progetto ha coinvolto due grandi magazzini Bloomingdale's, uno (test store) equipaggiato con un sistema Rfid e l'altro (control store) con il sistema di gestione dell'inventario tradizionale. Il test, durato 13 settimane, era focalizzato su due reparti: denim jeans uomo e donna e prevedeva l'inventario parallelo effettuato con reader Rfid e con lettori scanner di barcode, per un totale di 10mila item.
Utilizzando l'Rfid è stato possibile completare l'inventario in 2 ore contro le 53 ore impiegate con il lettore di codici a barre, il che equivale a una media di 4.767 item all'ora con l'Rfid e 209 item/h utilizzando il barcode, pari ad una riduzione del 96% di tempo nel ciclo di counting. Inoltre, considerando l'intero periodo di 13 settimane, i ricercatori hanno verificato che grazie all'impiego dell'Rfid l'accuratezza dell'inventario è migliorata di oltre il 27%, le rotture di stock sono diminuite del 21% e gli overstock sono calati del 6%.

Il caso JCPenney

Risultati positivi anche per JCPenney che ha condotto un test nei propri pdv in collaborazione con il Centro Ricerca Rfid dell'Università dell'Arkansas. L'impatto dell'Rfid a livello di singolo item è stato analizzato nei reparti reggiseni e calzature di 2 pdv JCPenney. Lo studio, che si è sviluppato nell'arco di 15 settimane, ha coinvolto 2 test store, 3 control store ed ha interessato oltre 10mila item. Utilizzando barcode scanner, gli operatori hanno effettuato manualmente l'inventario in tutti i 5 store in tre momenti diversi.
Il sistema Rfid è diventato operativo solo a partire dalla sesta settimana in modo che i dati raccolti nelle prime cinque settimane rappresentassero la base di confronto. Nei test sono stati impiegati tag UHF Gen2, secondo lo standard EPCGlobal.
Nei control store, senza tecnologia Rfid, l'accuratezza dll'inventario è scesa del 4,48%: utilizzando il consueto sistema di conteggio, la sottostima degli stock è cresciuta dell'1,67%, mentre la sovrastima è aumentata del 2,81%. Nei test store (equipaggiati con Rfid) l'accuratezza dell'inventario è migliorata del 7,1%. Inoltre, grazie all'utilizzo dell'Rfid la sottostima degli stock è migliorata dell'1,77% e la sovrastima del 5,33%.

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