Negozi di prossimità: come cambiano grazie a social network e tecnologie

"Il negozio non è morto, ecco le nuove strategie per superare il periodo di transizione digitale della vostra attività in 15 argomenti chiave", è l'incoraggiante premessa di un libro che tutti i piccoli e medi negozianti, francesi e non, possono scaricare gratuitamente dal sito della Favad, la Fédération de l'e-commerce et de la vente à distance, un sindacato creato in Francia nel 1957, che riunisce più di 500 aziende con un'attività di vendite a distanza, attraverso Internet, le vendite per corrispondenza o attraverso il telefono. Fa parte di Medef, l'organizzazione francese corrispondente alla nostra Confindustria.

Transizione verso il digitale

Il problema della transizione verso il digitale per i piccoli negozi, e in particolar modo per quelli di prossimità, è emerso con grande forza negli ultimi anni: proprio i negozianti con un'attività di piccole dimensioni, di fronte alle incertezze della situazione economica, hanno avuto molte resistenze ad accettare l'idea di dover investire in strumenti innovativi, per lavorare in un altro modo e mettersi al passo con i tempi. Solo così si poteva riuscire a far recuperare al consumatore l'esperienza dell'acquisto nel negozio piuttosto che attraverso Internet, e in una maniera creativa e nuova.

Sfida tecnologica
Le nuove tecnologie messe al servizio del commercio di qualsiasi dimensione rappresentano la sfida per il futuro, e per quei piccoli negozi di quartiere che sono davanti a una vera rinascita.
Cominciando a utilizzare già solo Facebook e Twitter si possono mettere in atto delle buone pratiche per dare vita a un sistema di vendite e trovare nuovi clienti. Realizzare una dimensione sociale del commercio è l'idea di Thierry Spencer, autore del blog Sensduclient.com, e direttore associato de l'Académie du Service. "Il negozio non può più essere solo 'per' ma 'con' i clienti, deve poter interagire con ognuno dei propri clienti in maniera personalizzata, e permettendo loro di esprimersi e scambiare commenti e opinioni con altri consumatori", sostiene Spencer.

Una piccola panetteria regina di Facebook

Esce dalle pagine della rubrica Les Echos Business, del quotidiano francese Les Echos, la storia del "social bignè". A Meythet, nei pressi di Annecy, in Alta Savoia nella regione Rhône-Alpes, c'è la panetteria di Alexis Daudin, si chiama Boulangerie Comme à la Maison, Alexis è panettiere figlio e nipote di panettieri. Se gli si domanda che lavoro fa, risponde che ne fa due: produrre il miglior pane e i più fragranti croissant della regione, e creare dei legami sociali tra le persone. Così ha realizzato una pagina Facebook di cui si occupa personalmente. Attraverso la quale ogni settimana lancia delle iniziative che rappresentano delle sfide per gli abitanti del quartiere: disegnare la torta più bella per la festa della mamma, o immaginare un nuovo augurio per decorare il dolce di San Valentino. Tra queste iniziative, una in particolare ha avuto un successo inatteso, attirando clienti anche da lontano: "adopteunchou.com". A tutte le persone che si presentavano nella panetteria prima delle nove di mattina , sarebbe stato offerto un bel bignè ripieno di crema pasticcera. Con la loro prima colazione, i clienti potevano consumare gratuitamente questo famoso bignè invece di un croissant, un pain au chocolat o una tartina burro e marmellata. Un gesto così gradito, che Alexis ha visto il suo business aumentare sensibilmente, e nello stesso tempo salire il numero dei suoi fan su Facebook.

I negozi connessi, luoghi d'ispirazione

La Boulangerie di Alexis è un piccolo esempio di punto vendita come luogo di socializzazione, ma anche in Europa in questa direzione stanno andando i Negozi Connessi, punti di vendita che integrano schermi digitali, sia interattivi (touch o gestuali) e connessi a Internet, che devono essere accessibili sia ai clienti in self-service sia ai venditori, come strumento di assistenza alla vendita. Attraverso Internet si può interagire semplicemente inviando delle mail dallo schermo, sino a potersi connettere all'intero catalogo e alle funzionalità del sito e-commerce del brand. "In definitiva il social-shopping è un approccio, uno stato d'animo, un percorso fatto di scoperte, di condivisione, ispirazione ed emozione -prevede Nikki Baird, esperta americana del settore e managing partner a Retail System Research- si tratta di riuscire a trasformare una vendita in un'esperienza e non finalizzandola all'affare. Così facendo si lascia che il caso o l'occasione di una passeggiata o il consiglio di un amico possa essere determinante, e tutto ciò ha più valore di tutti motori di ricerca. È come un incamminarsi, un viaggio, che può durare più giorni, su diversi strumenti interattivi e altri canali, per finire nel negozio, dove l'esperienza crea un legame unico tra il commerciante e il consumatore".

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome