Il nuovo retail sarà fatto da chi saprà trovare gli alleati giusti

    L'editoriale della direttrice Cristina Lazzati

    Se c’è una cosa che il mondo del retail sta imparando è che senza partnership non si va avanti. Assodato che il localismo, la vicinanza al territorio è un asset da conservare, in egual modo esistono delle altre competenze che non si possono inventare, lo sanno bene (o dovrebbero) tutti coloro che hanno a che fare con il non food, bestia nera di chi gestisce gli ipermercati, che si sono trovati a fare i conti con una fila interminabile di competitor, dai brick and mortar specializzati, a quelli del commercio elettronico, senza dimenticare le flash sale di alcune insegne come Lidl e Bennet ... insomma non c’è storia; allora meglio trovare degli alleati perché, come diceva Cesare: “Se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico”.

    Per evitare “l’effetto ipermercato” diremmo, quindi, che è tempo di guardare oltre i propri brick and mortar e trovare nuovi “amici”, possibilmente molto digital. Oltrefrontiera, gli esempi non mancano. Il lusso, con Valentino e Alibaba e il loro 3d pop-up store che ha promosso la linea Garavani Candystud e, nel contempo, il programma di fidelizzazione di Tmall’s Luxury Pavilion.

    Crate & Barrell, specialista in arredo, con Dolly, app per servizi di consegna: Crate & Barrell ha potuto offrire una soluzione delivery ai propri clienti senza doversi inventare un’expertise logistica ex novo.

    In Italia, qualche esempio c’è. La collaborazione tra Winelivery e Signorvino assomiglia a quella dei colleghi americani: la ricca offerta di Signorvino si avvantaggia del servizio offerto dalla startup milanese, che offre la possibilità di ricevere l’ordine, a temperatura, in mezz’ora.

    Anche la comunicazione si muove in sintonia con questa tendenza: l’accordo tra Cucina Naturale, mensile che da trent’anni si occupa di insegnare agli italiani come mangiare bene e sano, con Crai per un tour nei negozi per insegnare ai clienti come scegliere i prodotti e leggere le etichette è un ottimo esempio content marketing autorevole.

    In sintesi: inutile inventarsi nuovi mestieri meglio mettersi d’accordo con quelli che già li sanno fare.

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