Auchan Cesano Boscone si avvia alla chiusura

Sui quotidiani anche di taglio non economico-finanziario sono già uscite brevi notizie sugli esuberi di Auchan S.p.a., circa 1.200 dipendenti su un totale di 12.000, che dovranno andare in mobilità. La catena (fenomenica in senso kantiano cioè apparente) delle cause e degli effetti è la seguente: crisi dei consumi e accesa competizione sui prezzi+aumento delle promozioni generano calo delle vendite e dei margini che accentua il fenomeno crisi nel canale ipermercati che porta come risultato finale la chiusura dei negozi e quindi la messa in strada dei dipendenti che han sempre lavorato onestamente e per premio si trovano a casa (this is capitalism, my dear).

Risoluzione anticipata del contratto di locazione

Auchan S.p.A comunica che, in seguito alla risoluzione anticipata del contratto di locazione, accordata dalla proprietà (Impresa di costruzioni Nuova Cesano), chiuderà il centro commerciale a Cesano Boscone (Mi): ipermercato a insegna Auchan e negozi in galleria cesseranno le attività entro il 31 luglio 2015.

L’insostenibilità del canone

Secondo Auchan, sin dall’apertura, nel 2005, e con il successivo acuirsi della crisi dei consumi, l’ipermercato di Cesano Boscone non è mai riuscito a trovare un equilibrio economico, soprattutto a causa dell’onerosità del canone di locazione: negli ultimi tre anni le perdite sono ammontate a oltre 16 milioni e nel solo 2014 hanno superato i 6 milioni di euro, un livello ritenuto dall’azienda insostenibile anche alla luce dei risultati pesantemente negativi delle attività di Auchan in Italia registrati negli ultimi esercizi.

Separazione delle negoziazioni (galleria e iper): no del proprietario

Per contenere le perdite e dare una prospettiva di continuità all’ipermercato, Auchan “ha provato più volte negli ultimi anni a negoziare con la proprietà del centro una riduzione delle condizioni del contratto di locazione. Ma a più riprese la proprietà del centro ha manifestato la propria indisponibilità a ridurre in modo congruo l’affitto; inoltre ha sempre respinto la proposta di separare la negoziazione delle condizioni del canone locativo dell’ipermercato rispetto a quello delle gallerie, oggi in un unico contratto”.

Azione legale

Per queste ragioni Auchan ha intrapreso un’azione legale per vedersi riconosciuta la continuità del contratto di locazione ma con un canone ridotto, oppure, in alternativa, la possibilità di andare via anticipatamente. “Senza attendere la sentenza del Tribunale di Milano, che avrebbe anche potuto determinare solo una riduzione del canone, la proprietà del Centro, costituitasi in giudizio, ha cambiato completamente il proprio orientamento tenuto precedentemente e ha aderito alla risoluzione anticipata del contratto con Auchan, con riconsegna del centro commerciale entro il 31 luglio 2015”.

Auchan dovrà abbandonare i locali e cessare definitivamente l’attività dell’ipermercato di Cesano Boscone. Si dovranno fermare anche le attività presenti nella galleria commerciale gestita da Gallerie Commerciali Italia Spa (GCI). Per affrontare gli aspetti occupazionali, è stato attivato un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali.

Le nostre stime

Auchan non dà numeri, nel senso che non rivela dati e cifre: comunque chi scrive è certo che Auchan Cesano Boscone doveva pagare almeno 1,5 milioni all’anno di affitto, stando al canone medio.

La replica della Proprietà

Fin qui abbiamo descritto la posizione e il punto di vista di Auchan.

Ben diversa la posizione della Nuova Cesano secondo la quale “in verità la chiusura del centro commerciale va ascritta esclusivamente alle scelte della multinazionale francese. La Nuova cesano S.p.A. ha manifestato in più sedi la propria disponibilità a rivedere, più precisamente concretamente ridurre, il canone di locazione contrattualmente pattuito, ma senza incontrare l’accettazione di Auchan alle diverse proposte formulate. Anzi, Auchan ha via via modificato la propria posizione, avanzando sempre nuove pretese….La Nuova Cesano ha fatto tutto quanto era nelle proprie possibilità per evitare le conseguenze occupazionali e sociali che la chiusura comporterà, ma nulla ha potuto a fronte di un comportamento a dir poco contradditorio”.

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