Caro-energia, Inalpi chiede l’intervento delle istituzioni

Il presidente dell’azienda casearia, Ambrogio Invernizzi, ha inviato una missiva al governatore del Piemonte e a due assessori regionali, sottolineando l’importanza di supportare le attività produttive

Il presidente dell’azienda casearia, Ambrogio Invernizzi, ha inviato una missiva al governatore del Piemonte e a due assessori regionali, sottolineando l’importanza di supportare le attività produttive

 

“Gentilissimi, alla luce del panorama che si è andato configurando in questi ultimi mesi, e delle prospettive tutt’altro che rosee che si paventano per i tempi a venire, riteniamo necessario richiedere, come Inalpi Spa, un confronto dal quale possa scaturire la definizione di un percorso di supporto a questo difficile e complesso periodo”. Inizia così la missiva inviata da Ambrogio Invernizzi, presidente dell’azienda lattiero-casearia di Moretta, al Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, all’assessore all’Agricoltura Marco Protopapa e all’assessore allo Sviluppo Attività Produttive Andrea Tronzano.

L’appello

“La nostra azienda che oggi occupa 300 dipendenti negli stabilimenti di Moretta e Peveragno (entrambe in provincia di Cuneo) e interessa mille famiglie di conferitori latte, affronta ormai quotidianamente una battaglia per contrastare i rincari che rischiano di minare fortemente la progettualità futura”, ricorda Invernizzi. L’azienda ha varato un piano investimenti da 148 milioni di euro per il quinquennio 2021-2025 “che punta alla realizzazione di importanti infrastrutture produttive e per il completamento di un percorso di totale sostenibilità dei nostri plant. Un investimento che avrà però anche un impatto fondamentale sui livelli occupazionali aziendali, sui conferitori coinvolti che raddoppieranno la loro numerica e sulla crescita dell’indotto di settore”, si legge nella missiva.

Costi crescenti

Un’azienda sana, dunque, che tuttavia rischia di dover fare i conti con “forti problematiche legate alla possibilità di fare fronte agli ingenti rincari in materia di energia, ma anche di trasporti, materie prime per la realizzazione di imballi e confezioni”. A questo proposito Invernizzi ricorda che se ad agosto 2021 il costo del gas era stato di 300mila euro, nello stesso mese di quest’anno si è saliti a un milione e mezzo. Mentre per l’energia elettrica il balzo è stato da 300mila a un milione di euro.

A questo si aggiungono problemi di classificazione normativa. “I requisiti che definiscono un’azienda energivora prevedono una base di calcolo distribuita in 3 anni. Tale definizione permette, come ben di vostra conoscenza, l’accesso a benefici che producono una riduzione degli oneri di sistema pagati e maggiori incentivi fiscali sotto forma di crediti di imposta che consentono all’azienda un considerevole risparmio”, ricorda il numero uno dell’azienda. “Tale valutazione prende però in considerazione un lasso di tempo estremamente ampio, durante il quale tutto si è andato modificando, con un accrescimento esponenziale dei costi”.

Da qui la richiesta di procedere a “una riclassificazione che potrebbe quindi risultare di estremo aiuto per molte realtà economiche che di fatto sviluppano un’attività a grande consumo energetico ma che non si vedono riconosciuti nessun tipo di supporto”.

 

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