Centri commerciali in cerca di investitori liquidi

Cash is king. Si potrebbe così riassumere in tre parole inglesi il senso
del Convegno del Cncc, il Consiglio nazionale dei centri commerciali
tenutosi ieri presso il centro commerciale “Due mari” di Maida (Cz),
promosso da Cogest. A condurre i lavori il presidente Cncc
Pietro Malaspina.
Il dato saliente è che la redditività potenziale degli affitti sta
crescendo rapidamente. Traducendo dal linguaggio settoriale degli
immobiliaristi questo significa che a parità di canoni chi vuol comprare
un centro è disposto a pagare molto meno.
Anche perché gli investitori sono spariti: oggi sono in grado di comprare
solo i fondi immobiliari e principalmente quelli di tipo aperto (cioè con
possibilità di sottoscrizione di quote anche dopo il lancio sul mercato) e
questo per la semplice ragione che possono operare con mezzi finanziari
propri e senza ricorrere al credito bancario, merce sempre più preziosa e
più cara. Di qui il presumibile arrivo dei fondi di diritto tedesco (in
Germania i fondi aperti sono consentiti mentre da noi no) o anche dei
famosi fondi sovrani dei paesi petroliferi.
Certo la redditività dei canoni crescerà a condizione che la situazione
economica non precipiti fino al punto da costringere molti retailer a
lasciare vuoti gli spazi: l’esosità delle richieste delle proprietà
infatti sta portando a rivedere i piani di sviluppo delle insegne e
probabilmente porterà alla revisione dei contratti.
Illuminante a questo proposito la slide che ha chiuso l’intervento di
Davide Dalmiglio, National Director Capital Market di Jones Lang Lasalle:
in una matrice che metteva in ordine le priorità di scelta per un
potenziale investitore la sostenibilità dei canoni e delle spese
condominiali veniva al primo posto e il design del centro l’ultimo. Che il
trend di far progettare i centri a famosi architetti sia già finito?

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