Come si stanno muovendo i big retailer internazionali

Retailer internazionali Kaufland
Un'analisi sui risultati dei retailer internazionali dallo studio Global Powers of Retailing 2022 di Deloitte e dal ranking della National Retail Federation

Tempo di classifiche che analizzano e confrontano l’andamento dei retailer internazionali, indicando chi sale e chi scende, chi punta sul proprio Paese d’origine e chi preferisce misurarsi con l’espansione all’estero. Partiamo da Deloitte e dall’edizione 2022 del suo studio chiamato Global Powers of Retailing, che esamina i risultati finanziari nell’esercizio luglio 2020-giugno 2021 di 250 retailer a livello globale.

Complessivamente, queste realtà hanno registrato un fatturato globale pari a 5.110 miliardi di dollari (poco meno di 4.700 miliardi di euro), mettendo a segno un progresso del 5,2% rispetto all’anno precedente. In testa si conferma per il 20esimo anno di fila Walmart, davanti ad Amazon, con Costco a completare un podio made in Usa.

La classifica dei retailer internazionali

Al quarto posto la prima presenza europea di big retailer internazionali, con la tedesca Schwarz Group (titolare dei marchi Lidl e Kaufland, vendite per 106,4 miliardi di dollari nel 2020), che precede un altro terzetto di realtà americane:The Home Depot (che guadagna due posizioni in un anno, sottraendone una a testa alla coppia che segue), The Kroger e Walgreens Boots Alliance.

Il discounter tedesco Aldi si posiziona ottava, mentre la giapponese JD.com occupa il nono gradino, con un balzo in avanti di quattro posizioni, a testimonianza del successo dell’eCommerce. Chiude la top 10 un altro retailer statunitense, Target Corp, che guadagna una posizione. Nell’ultimo anno solo queste imprese hanno visto aumentare le vendite in media del 12,4%, più del doppio rispetto alle 250 prese in esame. Di pari passo tra le top 10 la marginalità è cresciuta di 0,4 punti percentuali, nonostante la pressione esercitata per l’intensa concorrenza, dall’aumento dei costi del lavoro, dall’inflazione e dagli investimenti online.

La pandemia ha spinto l'eCommerce

“L’anno della pandemia ha registrato una rapida crescita di numerosi player del mondo retail: gli eCommerce sono esplosi grazie al moltiplicarsi degli acquisti online, le aziende specializzate in food & drink che principalmente interagivano con ristoranti e il mondo dell’hospitality hanno visto aumentare le vendite grazie al passaggio al consumo casalingo di numerosi prodotti”, racconta Enrico Cosio, partner e responsabile del settore retail, wholesale & distribution di Deloitte. Che ricorda anche come i retailer specializzati in bricolage e fai da te abbiano avuto “enormi benefici grazie alle attività di rinnovamento delle abitazioni per adattarle alla nuova vita da smart working”.
Questa crescita è stata parzialmente impattata dalle perdite dei retailer in ambito fashion & luxury e travel. Da un lato 69 aziende su 250 hanno registrato vendite in diminuzione rispetto all’esercizio fiscale precedente, dall’altro ben 158 hanno chiuso con profitto. Nel 2019/20 il progresso annuo era stato del 4,4%, mentre, se si considera l’arco temporale quinquennale, il Cagr (indicatore finanziario della crescita media annua) è nell’ordine del 4,7%. Una precisazione: lo studio utilizza tassi di crescita composti e ponderati sulle vendite anziché medie aritmetiche pure; di conseguenza le imprese di grandi dimensioni tendono a pesare di più rispetto alle piccole sul tasso di crescita finale.

I ricavi all'estero dei retailer internazionali

Interessante vedere anche i retailer internazionali con i maggiori ricavi al di fuori del Paese in cui hanno i rispettivi headquarter: nell’ordine, si tratta di Amazon, gruppo Schwarz e Aldi Einkauf. È quanto si ricava dal Top 50 Global Retailers, ranking stilato dalla Nrf National Retail Federation, l’associazione Usa del commercio e da Kantar, società di analisi dei dati e consulenza). Nella top 10 delle vendite all’estero c’è una massiccia presenza di operatori della gdo, a cominciare dal secondo posto di Gruppo Schwarz, che ha una forte focalizzazione sull’Europa e nell’ultimo biennio ha ristrutturato numerosi negozi. A completare il podio è Aldi (98,95 miliardi), protagonista di forti investimenti per migliorare l’esperienza in negozio e online. Al quarto posto troviamo Walmart, che genera oltre l’80% del fatturato nel mercato domestico ed è solo quarta all’estero con vendite pari a 84,34 miliardi di dollari nel corso del 2020. Nel corso del 2021, il gigante della gdo fondato da Sam Walton ha bilanciato il disinvestimento dai mercati internazionali deboli, da ultimo il Sud Africa, con un crescente focus sulle strategie omnichannel e sull’offerta di servizi in store. In questo modo, spiegano gli analisti, ha accresciuto il proprio appeal presso la clientela alto-spendente, ponendosi come concorrente di Amazon (che intanto sta puntando su miglioramenti continui della catena logistica), grazie anche a un potenziamento eCommerce. Al quinto posto troviamo invece l’olandese Ahold Delhaize, che sta puntando soprattutto sugli Usa, seguito dal gruppo francese Carrefour, con buone performance soprattutto in Argentina e Brasile, mentre in nona posizione si colloca la nipponica Seven & I, che sta rapidamente sviluppando il suo modello di minimarket in franchising anche negli Usa.

Wholesale e fashion retail

Tra gli operatori wholesale, da segnalare le performance di CostCo, ottava nel ranking delle vendite internazionali grazie all’espansione soprattutto in Canada e nell’Asia-Pacifico, e il decimo di Metro, focalizzata sull’omnichannel. La riapertura dei negozi ha dato nuovo brio a Ikea, che tuttavia ha visto la sua crescita zavorrata da alcuni colli di bottiglia in sede di approvvigionamento della materia prima, con il risultato che si piazza al settimo posto.
Dal canto suo, la moda resiste alle criticità e continua ad essere tra i settori più rappresentati con otto gruppi tra i primi 50 retailer internazionali per vendite all’estero. A guidare la classifica di settore è H&M (21esima a livello generale), davanti a TJX, Fast Retailing, Sephora (che registra i maggiori progressi da un anno all’altro grazie ai massicci investimenti in nuovi punti di vendita), Inditex (scivolato dal 18esimo al 36esimo posto), Decathlon, C&A e Zalando.
Secondo l’analisi di Nrf, infine, nel 2022 la parola d’ordine è “digitalizzazione”, tanto sul fronte dell’offerta, quanto dell’organizzazione interna.

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