Confimprese, no al taglio delle aperture festive

Decidere di tenere aperti i negozi la domenica o i giorni festivi è una scelta che il retailer può fare consapevolmente per sostenere l'attività commerciale, soprattutto in epoca di crisi, anche se l'equivalenza aperture festive = aumento delle vendite non vale automaticamente e necessariamente per tutti.

Domenica di shopping
Secondo i dati Confimprese, nell'abbigliamento le domeniche valgono il 23% del totale ingressi contro il 10% del lunedì e mercoledì, l'8% del martedì, l'11% del giovedì, il 12% del venerdì. In generale di domenica l'indice di conversione è al 23%. “Rinunciare alle aperture festive rappresenta un'occasione mancata per il commercio -commenta Mario Resca (in foto), presidente Confimprese - soprattutto in città come Milano, da tempo mete per il turismo culturale, congressuale e di business. Chiudere i negozi significa allontanare i turisti da Milano e non tenere in considerazione nemmeno le esigenze dei milanesi che rimangono in città”.

Critiche al Pdl 750
In questa cornice si inserisce la recente presa di posizione di Confimprese che dichiara il suo disaccordo con la Proposta di legge (Pdl) 750.
“Con l'art. 1 si riporta alle singole Regioni la decisione delle chiusure festive e domenicali dei negozi e le aperture festive si ridurrebbero a soli 12 giorni l'anno -precisa Mario Resca -. Riteniamo tale proposta assolutamente contraria all'andamento delle vendite nel commercio, dove gli acquisti, a causa delle mutate condizioni di vita, si sono spalmati su 7 giorni. Analogamente non ha alcun senso pensare di tenere aperti i negozi solo nelle città d'arte: l'Italia è un museo a cielo aperto e i turisti viaggiano ovunque nel nostro Paese. Siamo altrettanto contrari alla proposta contenuta nell'art. 2 di istituire un osservatorio permanente dal 2014 per monitorare gli effetti di domeniche e festivi aperti”.

Guideline milanesi
Resca invita a seguire il modello lombardo e in particolare le linee guida sulle aperture h24 depositate in commissione da Francesco D'Alfonso, assessore al commercio di Milano che, però, aggiungiamo noi, è stato vivacemente criticato dalle organizzazioni rappresentative del commercio ambulante, perché ha limitato fortemente le aperture degli autonegozi in area C (centro storico).

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