D.It: nuovi format e focus sulla qualità per resistere

Sigma D.It
In D.It attenzione all’inflazione, ma non solo. Priorità a mdd, al lancio del nuovo format Sigusta e allo sviluppo dell’online

Nuovi format, ampliamento delle mdd, sforzo di garantire convenienza: per il direttore commerciale e marketing di D.It Alessandro Camattari sono queste alcune delle priorità sulle quali la centrale sta lavorando nello scenario attuale. Oggi D.It raccoglie 9 gruppi distributivi (Sigma, Realco Soc. Coop., Consorzio Europa, Cedi Sigma Campania S.p.A., San Francesco S.r.l., Distribuzione Sisa Centro Sud, Sisa Sicilia, Supercentro S.p.A., Europa Commerciale e Lombardi & C.), attivi con circa un migliaio di punti di vendita Sisa e Sigma nella Penisola. Tra le principali novità va sottolineato il nuovo format di prossimità Sigusta, al quale alcune imprese lavorano dallo scorso giugno e che è stato presentato ufficialmente all’ultima edizione di Marca, la manifestazione delle mdd che si tiene a Bologna.

Parliamo di Sigusta, di cosa si tratta?
È il nuovo format di ultra prossimità sviluppato dalla centrale D.It. Una moderna bottega tra 200 e 350 mq di vendita, da declinare in base alle identità territoriali, sia per il canale Sisa che per Sigma. Abbinerà una spesa veloce e facile all’accoglienza e la possibilità di stabilire una relazione più stretta con il cliente. Circa il 40% dell’offerta sarà dedicata a freschi e freschissimi, con l’ortofrutta con vendita assistita e il food to go all’ingresso, per valorizzare e richiamare il concept del mercato urbano, seguiti da panetteria, macelleria, salumi e formaggi non industriali, sempre a vendita assistita. A completamento il non food con funzione di servizio, nei reparti cura casa, cura persona e pet.

Dalla pandemia all’Ucraina, quale impatto?
Lo scenario è molto complicato e fare previsioni è difficile. Una situazione di totale rottura rispetto al passato che ci costringe a navigare a vista. Tutto il comparto alimentare è stato toccato, i costi energetici sono balzati ai primi posti nei conti economici delle nostre aziende. Chi negli anni è riuscito a crearsi una sorta di paracadute grazie al prodotto a marchio, in questo momento si sente un po’ più al sicuro. Il livello inflattivo che incameriamo sulla mdd è sicuramente più contenuto rispetto all’industria di marca, ma si tratta di un dato fisiologico. Il fatto rilevante è che si sta creando un allargamento della forbice di prezzo tra prodotto a marchio e prodotto industriale.

Come evolve la strategia di D.It?
Per i prossimi tre anni investiremo in maniera decisa sul prodotto a marchio, con l’obiettivo di conquistare 3-4 punti di quota rispetto al 12% attuale: vogliamo arrivare al 16-18% nell’arco del prossimo triennio. Una scelta che non poteva più essere rimandata, nonostante la d.o. storicamente sia composta da ottimi venditori di prodotti Idm. Ma oggi bisogna cambiare il paradigma.

Cosa fate a tutela della convenienza?
Abbiamo iniziato a proporre una serie di panieri di convenienza per una spesa base. Aumenteremo l’incidenza promozionale sul prodotto a marchio, ragionando in maniera diversa rispetto ai ruoli delle categorie, in parte con una logica hi-low, in parte in logica di riposizionamento di prezzo con un’incidenza promozionale molto bassa. Il tema di fondo è che non possiamo più permetterci di essere generalisti nelle scelte. Le aziende che stanno tenendo meglio sono quelle che hanno fatto scelte chiare e radicali in termini di posizionamento, non solo sulla mdd.

Ad esempio, presidiando anche la fascia premium.
Certo, soprattutto attraverso il presidio dei localismi. In quest’ottica, tre anni fa abbiamo inaugurato la partnership con Slow Food Italia che per noi seleziona imprese di dimensioni medio piccole, connotate localmente, che sviluppano un segmento della linea premium. Questa soluzione ci permette, zona per zona, di sviluppare prodotti freschissimi per i nostri soci e valorizzare al meglio i localismi. Cosa più complessa per la g.d., ma che è, invece, nel dna della d.o.. Il livello di qualità anche per la mdd mainstream per noi rimane un must.

E l’eCommerce?
Abbiamo lanciato la piattaforma a giugno 2020, roll out a gennaio 2021, con circa 70 negozi collegati, il 10% della rete. Inizialmente ero scettico. Invece i dati dicono che l’incidenza delle categorie acquistate online è esattamente la stessa del negozio fisico, con uno scontrino medio quattro volte superiore. I freschi si confermano il punto di forza delle nostre insegne, anche perché la scelta strategica è stata di proporre l’assortimento specifico del singolo punto di vendita e identiche scelte commerciali.

Nessuna differenza tra online e offline?
È chiaro che il negozio attiva acquisti d’impulso che online sono più complessi: per questo abbiamo cercato di inserire elementi di discontinuità, in più lo stiamo arricchendo con contenuti redazionali prendendo spunto da esperienze anglosassoni. Per lo scaffale virtuale cerchiamo di privilegiare la marca privata ma non a discapito del prodotto industriale. Teniamo presente che circa il 30% degli inserimenti nel carrello virtuale passano dalla funzione diretta di ricerca del cliente.

Risultati che giustificano i costi?
ll click&collect sotto il profilo costi e ricavi non sposta nulla. Invece, quando c’è una forte presenza di home delivery l’incidenza sui costi è altissima ed è molto difficile fare economie di scala.

 

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