Si apre un nuovo fronte nella querelle tra Esselunga e Coop. Dopo il caso di Modena, i riflettori si accendono su Livorno: con una nuova pagina di pubblicità sempre intitolata Concorrenza e Libertà, ma che, questa volta, si rifà alla favola di Fedro sul lupo e l'agnello (il primo a rappresentare la Coop, il secondo Esselunga), Esselunga punta il dito sulla vendita di un'area di 2.550 mq, “l'unica disponibile in città” per la realizzazione di un supermercato, a 300 metri dal centro commerciale storico di Coop, nel quartiere San Martino.
Dopo due anni di trattative con l'insegna guidata da Bernardo Caprotti, lo spazio, di proprietà della famiglia Fremura, lo scorso aprile è stato venduto a Unicoop Tirreno per la cifra di 30 mio e, inferiore di 10 milioni di euro rispetto quella messa sul tavolo da Esselunga (40 milioni di euro).
Secondo i Fremura, l'offerta della catena milanese sarebbe arrivata dopo la firma dell'accordo. Ma la risposta non ha convinto l'imprenditore.
Da qui, la nuova pagina pubblicitaria che non solo mette a confronto le quote di mercato di Coop, Conad (entrambi della Lega) ed Esselunga sia a Modena (88, 1 per le insegne della Lega contro il 3,4 di Esselunga), sia a Livorno (72,2 Lega, assente l'insegna milanese), ma nella parte bassa prevede tre frasi, tratte da altrettanti articoli de Il Tirreno, per dimostrare l'impegno dei dirigenti di Unicoop nel bloccare gli avversari.
Con questa iniziativa, Esselunga, si legge in una nota, “non intende attaccare nessuno, aggredire nessuno, calunniare nessuno. Semplicemente, se in un'importante città dell'Italia centrale il venditore di un terreno non ha la libertà di scegliersi il cliente perché “noi a Livorno ci viviamo e lavoriamo” (Il Tirreno 19 aprile 2010), la situazione dovrebbe suscitare qualche preoccupazione. Esselunga non ha mai parlato di illeciti o di atti illegittimi. Tutto può essere assolutamente legale, però inconsueto, singolare. A tutto ciò, ben si attaglia la celebre favola di Fedro, Lupus et agnus”.
Con questa campagna Esselunga vuole dimostrare di non essere l'aggressore, ma la vittima della situazione.
La risposta di Coop
Dopo le risposte locali, risponde duramente Ancc, che in un comunicato parla di “Storie vecchie, alcune concluse e altre nelle quali sono state ampiamente riconosciute dalla Magistratura le ragioni delle Coop”.
Viene avanzato il dubbio che questa campagna pubblicitaria possa essere “una manovra diversiva, tesa a offuscare l'impatto di un altro comunicato che Esselunga sarà costretta a far pubblicare: la condanna di Esselunga e del suo proprietario per avere agito, nella sua attività commerciale, in danno di una Coop. Il Tribunale di Milano ha riconosciuto che proprio il "paladino della libera concorrenza" ha agito con mezzi sleali per fare concorrenza a Coop (Sent. n. 4833 del 16.04.2010). Per i prossimi mesi si attendono altri pronunciamenti giudiziari su Esselunga e il suo proprietario come seguito alle sentenze già intervenute di condanna di dirigenti di Esselunga per trafugamento di informazioni commerciali della Coop (Sent. Pen. Trib. Mi n. 7130 del 21.06.2007). È la seconda volta che Esselunga viene riconosciuta responsabile di concorrenza sleale in danno di Coop. E recentemente l'Antitrust ha condannato Esselunga per non aver informato il mercato della sua espansione commerciale a seguito dell'acquisto di 59 nuovi punti di vendita sviluppando così un'operazione di concentrazione in grado di alterare gli equilibri tra i distributori (Provv. n. 20992 del 8.04.2010)”.
Anche in questo caso, vengono snocciolate quote di mercato di Esselunga, che “a Milano occupa il 51% del mercato, a Lucca il 62%, in Monza/Brianza il 60%, a Lecco il 51%”, sottolineando come l'insegna di Bernardo Caprotti “limiti la sua presenza in aree del paese ben sviluppate, a reddito medio-alto, astenendosi dal portare sviluppo in aree del Paese meno fortunate, dove il rischio imprenditoriale è maggiore e nelle quali Coop è invece impegnata a portare la sua esperienza di impresa sociale”.
In quest'ottica, “Coop tutelerà i propri diritti e i propri interessi anche verificando con l'Autorità garante della Concorrenza la correttezza della campagna pubblicitaria in atto”.