Facciamo i conti in tasca alla gdo

    Euro banknotes and coins with bills to pay. Finances and budget concept
    L'editoriale della direttrice Cristina Lazzati (da Gdoweek n. 7)

    L’impressione di molti è che la gdo oggi stia facendo affari d’oro, ma è tutto oro quello che luccica?

    Andiamo con ordine.

    1) Acquisti a distanza, telefono, email, e-commerce le abbiamo sperimentate tutte; ci è chiaro che per lungo tempo l’eCommerce sarà la soluzione più pratica al distanziamento sociale necessario nella fase 2. Qui la gdo è stata reattiva: passato lo shock iniziale sono nate le app salvacoda, potenziati i servizi di logistica e magazzino. Quello che era un servizio “accessorio” per molti adesso diventa un canale, come farlo rendere?

    2) I carrelli della spesa sono pieni. È certo che la gdo oggi stia meglio dei colleghi del retail non food ma se il pane ce lo facciamo in casa, le tagliatelle anche, i biscotti pure, tra un piatto healthy a base di superfood e una barretta di cioccolato non abbiamo dubbi, è abbastanza chiaro che le spese per quanto voluminose, a livello di scontrino non siano così soddisfacenti. Per non parlare degli ipermercati, che, dopo l’assalto dei primi giorni, con l’entrata in vigore di Dcpm più rigidi in termini di spostamenti, non se la stanno passando affatto bene, tenuto conto che la chiusura del non food non ha certo aiutato un’area già debole del format.

    3) L’assalto ai supermercati, prima e le code poi, oltre a non avere nessuna attinenza ai pienoni legati alle feste d Natale e Capodanno, in termini di carrello, hanno costretto la gdo a mettere ancora più sotto pressione i propri dipendenti, le assenze per malattia, il bisogno di rimpiazzi, hanno calcato la mano su straordinari e suscitato qualche problema sindacale, per non parlare del mettere le proprie persone in una situazione difficile.

    4) Le promozioni, gioia e dolore della gdo (e dell’industria), hanno perso parte del loro fascino (e della loro redditività), la cancellazione dei volantini, da parte di molte insegne, l’impossibilità di fare eventi in-store e il vietato accesso ai merchandiser hanno fatto il resto. Se poi aggiungiamo una Pasqua che rischia di lasciare molti dei prodotti da ricorrenza sugli scaffali, o peggio ancora, nei magazzini. Sì non è tutto oro quello che luccica.

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