I furti nel retail costano all’Italia 3,8 miliardi di euro

Si impenna l'entità dei furti nel retail a livello internazionale, un fenomeno che vede l'Italia conquistare un triste primato: la percentuale di differenze inventariali rispetto al fatturato dei distributori è stata pari all'1,36%, con un incremento del 6,2% rispetto allo stesso dato del 2008; il furto è costato ai retailer italiani ben 3.8 miliardi di euro. L'ammontare dei furti in questo settore ha raggiunto globalmente quota 84,165 miliardi di euro nel 2009, pari ad un incremento del 5,9% rispetto allo scorso anno. Sono questi alcuni dei dati di sintesi contenuti nella terza edizione del Barometro Mondiale dei Furti nel Retail, indagine indipendente sul numero e la tipologia di furti commessi all'interno dei punti di vendita e della grande distribuzione, condotta dal Centre for Retail Research di Nottingham (UK) e patrocinata da Checkpoint Systems.

Un aumento trasversale

Lo studio ha considerato i costi -legati alle differenze inventariali e alla criminalità nel settore del retail globale- registrati dal mese di luglio 2008 al mese di giugno 2009 ed ha evidenziato che l'aumento del tasso di differenze inventariali è stato trasversale in tutte le regioni prese in esame, con dati particolarmente significativi nei paesi del Nord America (dove l'incremento si è attestato al +8,1%), Africa Medio Orientale (+7,5%) ed Europa (+4,7%).

Per ciò che concerne il contesto italiano, la percentuale di differenze inventariali è stata pari all'1,36% rispetto a fatturato del retail, con un incremento del 6,2% rispetto agli stessi dati del 2008.
“Un aumento dei tentativi di furto non porta necessariamente ad un aumento delle differenze inventariali” -sostiene Salvador Cañones, country manager di Checkpoint Systems per l'Italia (nella foto)-. Avere delle strategie di prevenzione dei furti che funzionano significa riuscire a fermare più taccheggiatori o a vanificare i loro tentativi, e la protezione sistematica dei prodotti ad alto rischio può ridurre le perdite.”

Alimentari freschi i più rubati in Italia
Analizzando le tipologie di prodotti maggiormente rubati emerge che, a livello globale le cifre più elevate sono state rilevate nel settore abbigliamento e capi firmati/accessori (1,84%) e nel settore cosmetici/profumi/prodotti per la bellezza/farmacia (1,77%).
L'Italia rispecchia le tendenze globali, con alcune specificità tipiche del nostro Paese: nella classifica dei dieci prodotti maggiormente rubati figurano al primo posto gli alimentari freschi come carne, pesce, salumi e latticini, seguiti dagli articoli per la cura e l'igiene del corpo -cosmetici, profumi, ma anche pasta per dentiere e collutori- e da vini e superalcolici. I capi di abbigliamento si posizionano al quinto posto, salendo di ben due posizioni rispetto alla classifica italiana dello scorso anno.
Per quanto riguarda invece i prodotti che hanno subito gli incrementi più significativi nei furti, quest'anno si registra un +17,8% per pile e batterie ricaricabili, un aumento del 14,3% nei prodotti per la cura del corpo -sia maschile che femminile- seguiti poi da alimentari freschi (+ 10%), alcolici (+ 7,2%) e piccoli elettrodomestici ed articoli per il fai da te, che hanno registrato l'incremento del + 6,5%.

Metà dei furti commessi dai clienti

In Italia i furti commessi dai clienti rappresentano la causa principale delle differenze inventariali: sono infatti il 50,8% i taccheggi ad opera di bande organizzate o ladri per così dire “amatoriali”. Rispetto alla media europea, che si attesta sui 47,5%, il nostro Paese registra un livello maggiore di perdite da parte dei clienti pari a 3,3 punti percentuali. I dipendenti disonesti costituiscono la seconda maggiore causa, con il 30,9% del totale; le frodi da parte di fornitori/ produttori e i furti nelle consegne sono stati stimati pari al 6,1% delle perdite, mentre il 12,2% delle differenze inventariali è da attribuire ad errori interni.

Una tassa “invisibile” di 190 euro

“Dell'aumento del crimine nel retail pagano le spese i consumatori onesti, costretti a sopportare annualmente una sorta di “tassa invisibile” che ricade sull'acquisto dei prodotti pari a 190 euro per nucleo familiare -commenta Sandro Castaldo, chairman marketing dept. della SDA Bocconi-. “Di questo i retailer devono tenere conto, non cedendo alla tentazione, naturale in questo momento di crisi, di ridurre gli investimenti in innovazione, ma considerando anzi l'attività di gestione delle differenze inventariali come elemento strategico per il successo e la crescita dell'azienda”.
L'aumento delle differenze inventariali è infatti anche strettamente legato alla riduzione degli investimenti in loss prevention. A livello globale, l'investimento in sicurezza registrato nel 2009 è stato in media pari allo 0,31% del fatturato retail, mentre in Italia gli investimenti ammontano allo 0,33%, con un calo di 3 punti percentuali rispetto al 2008.

Nuovi sistemi di protezione

“Nonostante sia stato possibile nel corso del
2009 bloccare ben 5,8 milioni di taccheggi e recuperare quasi 4.398 milioni di euro in articoli rubati, non è stato riscosso il medesimo successo nel prevenire efficacemente le perdite inventariali
-spiega Salvador Cañones-. Permangono tuttavia alcuni aspetti del fenomeno non ancora sufficientemente gestiti: il 28% dei prodotti che risultano più attraenti agli occhi dei taccheggiatori sono ancora privi di protezione. Abbiamo assistito all'introduzione, negli ultimi anni, di numerose innovazioni significative
apportate al settore, dalle strategie di protezione completa dell'articolo fino ai sistemi di gestione delle perdite decisamente all'avanguardia. Se combinati, questi diversi approcci consentono ai retailer di proteggere sempre più efficientemente le
proprie attività e gettare le fondamenta per una crescita redditizia. proprie attività e gettare le fondamenta per una crescita redditizia”.

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