Scatta domani, mercoledì 15 giugno, il primo sciopero nazionale contro il sistema dei buoni pasto, promosso da Fipe-Confcommercio (Federazione italiana dei Pubblici esercizi), da Epam (associazione dei pubblici esercizi di Confcommercio Milano), da ANCD Conad, ANCC Coop, Federdistribuzione, FIEPeT (Federazione italiana degli esercenti pubblici e turistici) Confesercenti. Per ventiquattro ore supermercati, ipermercati ed esercizi del piccolo commercio, ma anche bar e ristoranti non accetteranno pagamenti tramite i buoni pasto. “Un’azione dimostrativa -si legge in una nota stampa di Fipe-Confcommercio- che tuttavia prefigura cosa potrebbe accadere se non si arriva ad una riforma strutturale del sistema che elimini le pesanti commissioni a carico degli esercizi”.
“Questa tassa occulta che lo Stato scarica direttamente sulle imprese del nostro settore -spiega Aldo Mario Cursano, vicepresidente vicario di Fipe-Confcommercio- è inaccettabile. Da anni stiamo lavorando per sensibilizzare le istituzioni chiedendo una radicale modifica del sistema che salvaguardi il valore del buono pasto lungo tutta la filiera, ma finora siamo stati inascoltati”.
Per Epam e Fipe, sono due le priorità da evidenziare con la protesta di domani: la riduzione immediata dei ribassi sul prezzo richiesti in fase di gara alle società emettitrici dei buoni pasto, e la riforma del quadro normativo: “Quest’ultimo è ormai obsoleto e non salvaguarda il valore nominale dei buoni -segnala Lino Stoppani, presidente Epam e Fipe-, scarica inoltre sulle attività commerciali costi sempre più onerosi con tempi di rimborso incerti”.
L’impianto da seguire, secondo Epam, dovrebbe essere quello in vigore altri Paesi, per assicurare il rispetto del valore nominale del ticket ed eliminare le alte commissioni pagate dai pubblici esercizi presso i quali i buoni pasto vengono utilizzati: “Sui buoni pasto -chiosa Stoppani- pende una vera e propria tassa occulta che supera anche il 20% del valore del buono. Una distorsione cui le imprese chiedono di porre rimedio immediatamente, cominciando dalla prossima gara Consip sui buoni pasto”.
Di contro, le associazioni dei consumatori Adoc, Adiconsum, Assoutenti e Federconsumatori, bocciano senza mezzi termini lo sciopero dei buoni pasto indetto per il 15 giugno: secondo le 4 associazioni, in questa circostanza i consumatori italiani rischierebbero di essere usati come ostaggi dalle organizzazioni della Gdo e dei ristoratori per rivendicazioni che, seppur giuste nella sostanza, finirebbero per danneggiare solo i cittadini: “3 milioni di famiglie che utilizzano i buoni pasto per fare la spesa saranno coinvolte nello sciopero indetto da bar, ristoranti, commercianti e grande distribuzione, con danni economici evidenti per i cittadini –spiegano i presidenti delle 4 associazioni Roberto Tascini (Adoc), Carlo De Masi (Adiconsum), Furio Truzzi (Assoutenti) e Michele Carrus (Federconsumatori)–. Se la protesta contro le condizioni svantaggiose dei buoni pasto è corretta nelle sue motivazioni, il soggetto contro cui viene attuato lo sciopero, ossia i consumatori, è del tutto errato, perché saranno solo gli utenti a pagare il prezzo di tale iniziativa”.
Secondo Adoc, Adiconsum, Assoutenti e Federconsumatori, le organizzazioni della Gdo e degli esercenti avrebbero dovuto protestare contro Consip e Mef, considerati unici responsabili delle condizioni imposte sui ticket per la spesa, senza arrecare danno ai cittadini. Per questo le 4 associazioni dei consumatori indicono un contro-sciopero dei buoni pasto, invitando gli italiani a disertare il prossimo 15 giugno supermercati, ipermercati, negozi, bar e ristoranti, anticipare o posticipare di un giorno la spesa, e portare da casa cibo e bevande da consumare a lavoro, in modo da annullare del tutto gli effetti della protesta.