Internet delle Cose, l’Rfid sarà uno dei pilastri fondamentali

Il concetto di Internet delle Cose, all'interno del quale la tecnologia Rfid gioca un ruolo di primo piano, rappresenta uno dei cardini sui quali costruire l'Internet del futuro, che potremmo chiamare Web 3.0. La visione di fondo è quella di un'infrastruttura-network globale che colleghi oggetti fisici e virtuali attraverso lo sfruttamento delle capacità di comunicazione e data capture. Attorno a questo tema, la Commissione europea sta compiendo un notevole sforzo per mobilitare gli stakeholder, specialmente quelli coinvolti in progetti di R&S nati in seno alla Ue. La paternità del concetto di Internet of Things -secondo Gérald Santucci, responsabile del direttorato generale Informazione, Società e Media della Ue- va attribuita a Kevin Ashton, che lo utilizzò per primo nel corso di una presentazione alla Procter&Gamble nel 1998: “L'aggiunta di Rfid e altri sensori agli oggetti di tutti i giorni porterà ad un Internet delle Cose e sancirà la fondazione di una nuova era di percezione delle macchine”. Sin dall'inizio, Internet of Things (IOT) è stata identificata con la visione di “cose” di uso quotidiano -dagli apparecchi tv agli spazzolini da denti alle attrezzature sportive- costruite in modo da essere wireless e avere in sé una capacità di computing che le metta in grado di comunicare e condividere informazioni. Una prospettiva, quella dell'IOT, tanto suggestiva da ritrovarne l'eco anche in Shaping Things, il manifesto sul rapporto tra design, tecnologia, sostenibilità e futuro, firmato da Bruce Sterling, autorevole esponente della letteratura cyberpunk.

Network mondiale di network
Oggi, a undici anni dal suo conio, il termine IOT è riconosciuto da governi, università e industria globale come il concetto più adeguato per esprimere l'idea generale di oggetti, specialmente di uso quotidiano, che sono leggibili, riconoscibili, localizzabili, accessibili e persino controllabili via Internet. In sostanza, ci troviamo di fronte ad un “network mondiale di network”, basato su protocolli standard di comunicazione, in cui oggetti singoli sono interconnessi e operano in cooperazione. “In questo contesto -spiega Santucci-, gli oggetti quotidiani includono non solo i pochi device elettronici che utilizziamo ogni giorno e i prodotti ad alto sviluppo tecnologico come veicoli e apparecchi, ma tutte le 'cose' che normalmente non pensiamo elettroniche -come abiti e cibo; materiali, parti e sottoinsiemi; commodities e articoli di lusso; edifici, monumenti e marciapiedi; e molti altri oggetti che appartengono alla popolazione, pari a circa 50.000 miliardi di cose esistenti oggi sulla terra”. L'IOT non può essere ridotto ad una specifica tecnologia o applicazione ma comprende varie soluzioni tecnologiche -Rfid, network di sensori, attuatori, TCP/IP, tecnologie mobili, software ecc- che permettono di identificare oggetti e raccogliere, immagazzinare, processare e trasferire informazioni non solo in ambienti fisici ma anche tra mondi fisici e virtuali. Rfid, Near Field Communication, ZigBee e Bluetooth sono fra le tecnologie chiave attualmente al centro dell'IOT. Attorno all'idea dell'IOT si sono messi al lavoro anche diversi vendor e user che hanno costituito la IPSO (IP for Smart Objects Alliance) che vede tra i soci fondatori Cisco, Sap e Sun Microsystem. IPSO ha messo a punto un protocollo open-source in modo che ogni device, senza limitazioni di energia o memoria, possa avere un indirizzo IP.

Tre principali applicazioni
L'implementazione dell'IOT, come è facile intuire, potrà apportare benefici a livello planetario sia per l'economia sia per la società.
Al momento, sono tre gli scenari applicativi delineati a livello di Commissione Europea. Il primo concerne le “cose in movimento”, in particolare in ambiti come retail, logistica, food e farmaceutica e fa perno sull'Rfid. Il secondo livello riguarda gli ubiquitous intelligent devices, un livello applicativo che corrisponde alla cosiddetta ambient intelligence, dove i device possono eseguire operazioni in base a un set predeterminato di azioni e perfino prendere decisioni seguendo dinamicamente i cambiamenti di preferenza degli user. Troviamo, infine, le applicazioni di tipo ambient and assisted living legate al miglioramento della qualità della vita e, in generale, alla vita pubblica dei cittadini: dai trasporti intelligenti ai sistemi di diagnosi dei veicoli, dalla pianificazione della gestione energetica alla telemedicina solo per citarne alcune. Il progressivo sviluppo dell'IOT, va da sé, renderà necessario riscrivere le regole della privacy.

Rfid - Il caso Mir:ror 

Abiti, giochi, farmaci, documenti e qualsiasi oggetto possono essere connessi a Internet grazie a Mir:ror, lettore Rfid creato da Violet. Mir:ror si connette ad un computer tramite porta Usb. Incollando sull'oggetto uno Ztamp (tag Rfid) esso diventa visibile a Mir:ror, quando questo viene avvicinato alla sua superficie, Mir:ror reagisce, segnala con un suono il riconoscimento, poi lancia l'azione associata a quell'oggetto.

NFC - tikitag apre al web

La tecnologia Near Field Communications rappresenta un'evoluzione dell'Rfid che connette dispositivi elettronici, come i telefoni cellulari, su brevi distanze. Un esempio interessante al riguardo è rappresentato da tikitag, un servizio avviato da Alcatel-Lucent con Bell Labs, che consente di collegarsi a contenuti o applicazioni online semplicemente toccando un device NFC.

Zigbee - network wireless

ZigBee è un'altra promettente soluzione sulla strada dell'Internet of Things. Si tratta di un insieme di protocolli di comunicazione che utilizzano piccole radio antenne digitali a bassa potenza, basato sullo standard IEEE 802.15.4 per reti wireless. Nella sua qualità di standard globale, ZigBee può offrire un networking senza fili a tutta una serie di device, dagli interruttori della luce ai termostati, ai dispositivi medici.

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