Intervista a Francesco Pugliese sugli obiettivi di Conad

Francesco Pugliese Conad
Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad

“Nel 2011 il fatturato delle nostre private label ha raggiunto la cifra di un miliardo di euro: un risultato importante, perseguito con determinazione e destinato a crescere. Infatti, oggi la quota delle Pl è del 26%, in crescita, visto che, a maggio, abbiamo registrato un +24% rispetto all'anno precedente”. La soddisfazione traspare evidente da Francesco Pugliese, direttore generale di Conad, gruppo che, alle soglie dei festeggiamenti per i 50 anni di attività, che cadono il prossimo anno, mostra vitalità, dinamismo e si propone nuovi obiettivi. “La nostra rete continua a registrare performance positive: in un contesto di mercato poco esaltante, a parità di rete, i super Conad, con una produttività del 15,4%, che ci colloca al secondo posto dopo Esselunga (con una dimensione media di 580 mq, ndr), registrano un incremento delle vendite del 4%, mentre gli ipermercati si attestano sul 2% -puntualizza Pugliese-. Inoltre, in sei mesi, abbiamo dato consistenza e valore all'insegna di prossimità Conad City, che oggi comprende 910 punti di vendita e il cui processo di trasformazione terminerà a fine anno, all'interno di una strategia di definizione dei ruoli delle insegne, basilare per razionalizzare l'assortimento, al cui interno i prodotti a marchio giocano un ruolo strategico".

Tra questi, qual è il marchio più performante?
Sapori&Dintorni, che registra il tasso di
crescita più significativo. Con le sue oltre
200 referenze, dalla gastronomia all'ortofrutta
fresca, è la firma trasversale del
tipico, che garantisce ampiezza di offerta
e qualità costante a prezzi accessibili, pur
appartenendo alla fascia premium.

Quanto incidono sulle performance della
linea i due store Sapori&Dintorni?

L'apporto alla linea è limitato, ma rappresentano
comunque un successo, registrando
un fatturato medio settimanale
di 250 mila euro, cioè circa 10-12 milioni
di euro su base annua. Risultati che evidenziano
le grandi potenzialità di questo
marchio.

Nuovi negozi in apertura, quindi?

Sì. Pensiamo a uno sviluppo ragionato,
solo a fronte di location valide, un fattore
strategico di successo per un format di
nicchia come questo. L'obiettivo è arrivare
a una rete di 20 store, situati in centri
urbani ad alta frequentazione di turisti, aeroporti
e anche in qualche stazione ferroviaria
ad elevato traffico, come è previsto,
ad esempio, a Napoli. Successivamente,
avvieremo lo sviluppo internazionale.

Da soli o in partnership?

Attraverso i nostri colleghi di Coopernic,
come è già avvenuto per i prodotti a marchio
Conad e per la linea sviluppata per
l'estero, Creazioni d'Italia. Per lo sviluppo
all'estero, punteremo su un format che
vedrà la ristorazione veloce, con un ruolo
ancora più importante, puntando sulla
degustazione, elemento essenziale degli
store Sapori&Dintorni.

Da store brand a brand store, adesso anche
da esportazione: una trasformazione
copernicana. Una svolta anche nel rapporto
con Leclerc, con cui avete appena
rinnovato l'alleanza ...


Il rapporto con Leclerc funziona a prescindere
e quindi continua. Lo sviluppo di
Sapori&Dintorni è il risultato di un lavoro
focalizzato sull'insegna e sulla sua valorizzazione,
che trova grande interesse
anche all'interno di Coopernic. Ma non
intendiamo fermarci qui.

Significa che state elaborando nuovi concept
Sapori&Dintorni?

Sì, stiamo per entrare nel settore delle gelaterie,
con la prima Cremeria a marchio
Sapori&Dintorni, in apertura entro agosto,
in una località di mare.

Quali saranno le caratter
Sapori&Dintorni Cremeria?

Una proposta di gelati di alta qualità, in
linea con la tradizione gelatiera italiana,
con un forte accento sulle materie prime
e sulla loro provenienza. Useremo solo
latte italiano ed ingredienti del territorio,
selezionati nella linea Sapori&Dintorni.
Non escludiamo ampliamenti di gamma,
come gli yogurt. La location ideale
potrebbe essere il centro commerciale o
vicino a ipermercati e superstore, anche
se è prematuro quantificare lo sviluppo.
Anche in questo caso, sarà un concept
da sviluppare a livello internazionale.

Conad punta solo al premium e al superpremium?

No, infatti stiamo per lanciare i primi prezzi:
circa 80-100 prodotti, nelle categorie
selezionate tra quelle alto vendenti nei
discount, sotto il brand Prezzo, nome
semplice e diretto, per permettere ai nostri
clienti di identificare, in maniera veloce,
la scala prezzi. La linea sarà presente in
super, superstore ed ipermercati, ma non
in Conad City. Vogliamo così sottolineare,
da un lato, una maggiore percezione di
convenienza e, dall'altro, difenderci dall'attacco
dei discount. Si tratta di scelte
di razionalizzazione e dimensionamento
dell'offerta in funzione di insegna e
formato, “pulendo lo scaffale” creando
segmentazioni chiare che garantiscano
leggibilità.

In passato avevate parlato di partnership
con marchi specializzati nell'extralimentare,
cui delegare la gestione dei reparti.
Siete ancora della stessa idea?

L'operazione che avevamo in mente non
si è concretizzata, ma stiamo lavorando
a un'ipotesi di partnership con retailer del
non food. Per ottenere soluzioni durature
ed efficaci, però, non basta una semplice
partnership, ma sono necessari scambi
azionari. In quest'ottica, stiamo già trattando
con un'insegna primaria nel suo
settore. Contiamo, entro l'anno, di chiudere
la fase contrattuale e passare a quella
progettuale e operativa sulla rete.

Sono possibili partnership simili anche
nel mondo alimentare?

Se il riferimento sono le supercentrali, da
tempo abbiamo dichiarato di non credere
a questa formula: non abbiamo bisogno
di massa critica, fine a se stessa. Siamo
già secondi nella classifica dei retailer in
Italia e, nel giro di quattro anni, vogliamo
diventare leader. Per questo, riteniamo
che l'unica strada percorribile sia quella
di fare rete: chi meglio di una cooperativa
può interpretare questa modalità?

Una dichiarazione che suona più come
voglia di attirare nuovi soci che volontà
di stringere alleanze.

È evidente che il prerequisito per fare rete
è adottare l'insegna Conad, sulla cui valorizzazione
stiamo lavorando da tempo.
Ormai non c'è più spazio per frammentazioni
ed inefficienze: i retailer, tutti, devono
recuperare un ritardo di 8 punti
rispetto agli stranieri, in parte imputabile,
al sistema Paese, in parte a inefficienze
del nostro mondo. Fare sistema e rete
significa concentrarsi sul creare efficienza
mella gestione dei flussi ed efficacia nelle
politiche di brand.
Chi è disponibile, nell'imprenditoria italiana,
food o extralimentare, a sposare un
progetto di rete e di cooperazione, che
gli sappia garantire valore nel tempo, si faccia avanti. Siamo disposti a parlarne.

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