Intervista a Mario Boselli sulle ipotesi di vendita di Coin e laRinascente

In questi ultimi tempi, si rincorrono e si infittiscono voci
di manovre finanziarie relative alla cessione di laRinascente
e Gruppo Coin, che stimolano le ambizioni d’acquisto
da parte di fondi di investimento italiani e stranieri.
Quali effetti avranno i cambi di proprietà sull'evoluzione futura della
formula italiana dei department store, rilanciata proprio in questi anni
dal dinamismo di Coin e laRinascente? E cambierà qualcosa per
la moda italiana nel rapporto con il retail specializzato? Gdoweek
lo ha chiesto a Mario Boselli, presidente
della Camera Nazionale della Moda Italiana,
che sottolinea il valore cruciale di una
gestione accorta e strategica allo sviluppo
delle due insegne italiane.

Come valuta una possibile cessione a nuovi
investitori, italiani o stranieri, di laRinascente
e Coin?

Non vorrei entrare nel merito. Chiaramente,
preferirei rimanessero in mani italiane.
Tuttavia, se arrivassero investitori stranieri,
l’importante è che siano capaci, seri ed affidabili.
Tra una realtà italiana mal gestita e un
controllo straniero efficiente, non possono
esistere dubbi. È il mercato che sceglie,
come ha sempre fatto: la realtà mal gestita
esce dal mercato, quella gestita correttamente
vince.

Non crede che il cambio di proprietà di laRinascente e di Coin potrebbe avere effetti sui rapporti con i fornitori e
sulla moda Made in Italy?

No. Credo che la situazione non dovrebbe cambiare
di tanto, perché le scelte di offerta devono tener conto
del mercato e dei consumatori, che guardano più alla
qualità e alle caratteristiche del prodotto piuttosto che
al Paese del brand che lo propone. A tal riguardo, va
comunque sottolineato e ricordato come il Made in
Italy rappresenti un plus rispetto ad altre produzioni.

Quale auspica possa essere l'evoluzione di Coin e laRinascente
rispetto ai department store internazionali?

Coin e laRinascente sono già brand a livello internazionale
e ognuno farà la propria parte in questo mondo
globalizzato. Fino ad alcuni anni fa, i department americani
e francesi avevano certamente una leadership:
se andavo a comparare Bloomingdales, Saks Fifth
Avenue o Galeries Lafayette con i nostri, l’impressione
era fossimo un po’ i cugini poveri. Negli ultimi anni,
mi pare che le nostre due insegne abbiano realizzato
un recupero veramente ottimo in termini di velocità e
di qualità. Bisogna, comunque, sempre considerare
che siamo in presenza di dimensioni sostanzialmente
diverse. È lo stesso discorso che mi capita di fare
spesso nel paragonare le fashion week internazionali
e le sfilate di Milano, una città che si percorre tutta,
seguendo la cerchia dei Navigli, nel tempo che ci si
impiega ad attraversare uno solo dei 18 arrondissement
di Parigi. Milano è una bomboniera: Coin Piazza
5 Giornate e laRinascente di Piazza Duomo sono più
che coerenti con la loro città. Se, però, vengono messe
a confronto con strutture sulla Fifth Avenue a New York,
a Parigi oppure a Londra, è chiaro che non possono
essere la stessa cosa, perché il contesto che le ospita
non è il medesimo.

Al di là della questione relativa agli eventuali cambi di
proprietà, come pensa si collochino oggi Coin e laRinascente
nel segmento moda italiano?


Entrambe rappresentano lo stile di vita italiano, sia
tradizionale sia nelle loro più attuali evoluzioni. Come
Galeries Lafayette a Parigi o Saks Fifth Avenue a New
York, Coin e laRinascente rappresentano la grande distribuzione
italiana. Ognuno di questi retailer ha la sua
particolarità, ma tutti offrono collezioni di qualità molto
diverse tra loro: all’interno di queste strutture, infatti, si
possono trovare, spesso su piani diversi, la primissima
linea dei grandi stilisti, le seconde linee, il pret-à-portér
di marchi meno "nobili", il fast-fashion internazionale
e italiano. Un percorso nuovo, quest’ultimo, che si
colloca al di sotto dei grandi nomi della moda e che,
in Italia, sta avendo molto successo con marchi come
Pinko, Liu-Jo e Patrizia Pepe.

Come ha visto evolvere il concetto di department store
nel corso degli anni?

Una volta il grande magazzino era il posto dove
andava a fare acquisti per tutta la famiglia. Oggi laRinascente è una vera boutique multimarca, con un
ventaglio di brand e prodotti di alto livello, una scelta
vincente, certamente non fatta a caso. Dico sempre
che i destini delle istituzioni e delle aziende camminano
sulle gambe degli uomini: sono le persone che
hanno cambiato le organizzazioni, che le hanno rivoltate
come un calzino. Quella di Coin e laRinascente è
stata una rivoluzione compiuta a livello di proprietà e,
di conseguenza, di management. Dietro certi successi
ci sono nomi e cognomi: da un lato, Maurizio Borletti,
presidente e socio di laRinascente, affiancato da persone
come l’Ad Vittorio Radice e il direttore generale
Alberto Baldan; dall’altro, i cambiamenti nell’assetto
societario, il passaggio di proprietà e la riorganizzazione
che hanno portato Stefano Beraldo, in veste di Ad,
ai vertici del Gruppo Coin. Ho rapporti di grande stima
sia con Borletti che con Beraldo, tanto per citarne uno
per parte. Gente con una marcia in più, con una visione
perseguita con determinazione, che ha coraggio e
crede in quello che fa.

Quali ritiene siano state le scelte vincenti che hanno permesso
a entrambi i gruppi di affermarsi e mantenere la
propria leadership negli anni?

Grande innovazione e focalizzazione su fasce di
clientela: hanno ascoltato il mercato e hanno risposto
in modo adeguato. È cambiato il centro decisionale,
sono state fatte scelte di marketing, di segmentazione
dei prodotti, di focalizzazione mirate a singoli target di
clientela. Questo vale per laRinascente come per Coin
e le altre insegne del gruppo (OVS e dintorni). Credo
che entrambi, più di altri department store, abbiano
innovato l’ambiente e il clima che si respira all’interno,
modernizzando così l’esperienza dell’acquisto, segmentando
l’offerta, ampliandola e acquisendo, quindi,
sempre più fan.

Una grande differenza rispetto ai department store
internazionali, però, riguarda la dimestichezza con l’ecommerce.
In Italia, invece il canale web continua a
essere ignorato da entrambi i gruppi …

Sono certo che questa tendenza verrà seguita anche
qui. Saremo un po’ in ritardo in Italia, ma ci arriveremo.
Se andiamo ad esaminare la crisi del 2009, gli unici
due canali che hanno mantenuto le posizioni nel b2c
sono stati proprio la vendita internet e gli outlet. Il web
sarà sempre più importante; se non hanno ancora imboccato
questa direzione, avranno avuto le loro ragioni
e lo faranno certamente.

Esistono, o potrebbero esistere, sinergie tra Camera Moda
e i due gruppi? Se sì, di quale tipo?

Ci potrebbero certo essere punti di contatto. Ad esempio,
i due gruppi potrebbero accogliere e dare spazio
alle collezioni prodotte dai giovani stilisti che hanno fatto
parte dell’Incubatore della Moda o che rientrano nel
progetto NewUpcomingDesigners, entrambi promossi
e organizzati da Camera Nazionale della Moda Italiana.
Operativamente, come Camera della Moda abbiamo
avviato discorsi più concreti con laRinascente, anche
per una questione di ubicazione, considerato che,
essendoci da poco spostati dalla precedente sede in
zona Fiera a Palazzo Giureconsulti, siamo proprio a 200
metri dallo store di piazza Duomo. Si tratta di una vicinanza
non solo fisica, ma anche strategica, vista anche
il maggiore feeling con i marchi moda top di laRinascente.
Allo stesso tempo, personalmente nutro grande
rispetto per il lavoro che sta facendo Beraldo con linee
come Equal, in collaborazione con Ennio Capasa.

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