Jll: centri commerciali “prime” cercasi per attrarre investitori

Nella prima metà del 2012 lo stock di retail “moderno” in Italia (centri commerciali, retail park e factory outlet centre) ha raggiunto una consistenza totale di 17,5 milioni di mq. Nei primi sei mesi 2012 si sono registrate 8 nuove aperture rispetto alle 17 dello stesso periodo dell'anno precedente.
Rallenta dunque il ritmo di sviluppo: +3% nel primo semestre 2012, mentre negli ultimi dieci anni l'incremento medio semestrale è stato dell'8%.

Segmentazione
Questo ridimensionamento nelle nuove realizzazioni unito all'obsolescenza di molti centri commerciali esistenti rafforza la segmentazione tra prodotti prime, secondari con buone performance e secondari di grado inferiore. "La domanda di spazi nei centri di tipo prime rimane sostenuta -precisa Simone Burasanis, head of retail agency di Jones Lang LaSalle- e le recenti aperture di Hollister e Apple ne sono la conferma, seppur non possano rappresentare l'universo nel mondo retail. Soprattutto nei centri commerciali primari, la disponibilità potrebbe tradursi in un freno ai piani di espansione altrimenti incoraggianti dei retailer in Italia, seppur a canoni più contenuti e comunque in linea con i ridimensionati conti economici. Dal punto di vista dei proprietari, ciò contribuisce a sostenere il livello dei canoni prime che nel 2° trimestre sono rimasti stabili a 800 €/mq all'anno a Milano e 900 € a Roma. D'altro canto, però, ciò limita anche la possibilità di portare nuovi nomi internazionali e quindi rafforzare l'offerta commerciale nel suo complesso”.

Transazioni in picchiata

Anche i volumi d'investimento, anno su anno, si sono drasticamente ridimensionati: meno di 100 milioni di euro di transazioni nel 1° semestre 2012 contro più di 900 milioni nello stesso periodo del 2011 (di cui più di 280 milioni relativi a prodotti di retail moderno). Nel secondo trimestre 2012 non si sono registrate transazioni. Nel terzo trimestre è rilevata una sola operazione: un centro commerciale nell'area di Torino transato per circa 40 milioni di euro. "Rimane forte la percezione di uno scostamento tra valutazioni indipendenti e mercato degli investimenti -commenta Davide Dalmiglio, head of retail capital markets di Jones Lang LaSalle- e il gap è destinato a ridursi da oggi alla fine dell'anno per consentire la successiva entrata di nuovi e vecchi attori la cui percezione del rischio Italia non era più in linea con i valori delle valutazioni. Il settore High Street resta quello più appetibile, ed anche in questo comparto ci attendiamo un necessario price adjustment che possa garantire ritorni adeguati soprattutto in situazioni dove esista solo il capitale proprio e non il debito a condizioni accettabili".

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