La mdd fa di packaging e sostenibilità il proprio biglietto da visita

L'approccio della gdo italiana sul tema nell'indagine di Gdoweek e Mark Up presentata al convegno "Next Normal, Next Packaging"

Packaging sempre più protagonista dell'innovazione sia lato materiali che lato design e capacità comunicativa. Il lavoro della gdo in collaborazione con i proprio fornitori su questo fronte è massiccio e rientra nel più ampio sforzo in direzione di una maggiore sostenibilità della mdd, sempre più biglietto da visita dell'insegna sia nella veste che nel contenuto.

A fare il punto sul tema è stata l'indagine di Gdoweek e Mark Up presentata dal caporedattore Patrick Fontana nel corso del convegno "Next Normal, Next Packaging", sponsorizzato da Flo e NatureWorks in collaborazione con i due magazine. A partecipare realtà quali l'Università di Bologna, Biorepack, FutureBrand, Coop Italia, Unes Supermercati e Lidl Italia, che tra focus su design pack efficaci e attività in essere, hanno contribuito anche a tracciare uno scenario puntuale su materiali come le bioplastiche, spesso oggetto di confusione e fake news.

Tornando ai risultati della nostra ricerca, alla quale hanno collaborato le giornaliste Alessandra Bonaccorsi e Barbara Trigari, quello che emerge è i retailer sono fortemente concentrati sul tema della sostenibilità nella mdd con azioni molteplici: riduzione al minimo della plastica, impiego di bioplastiche ove possibile, vaschette riciclabili in carta (sempre più spesso certificata Fsc), impiego di materiali di origine vegetale e generale riduzione delle componenti. Ed è proprio in questo contesto che rientrano strategie come quella ReSet Plastic di Gruppo Schwarz, che coinvolge anche Lidl Italia ed ha tra i diversi obiettivi l'arrivo, entro il 2025, al 100% dei prodotti a marchio riciclabili.

Lo studio rileva che, in generale, nella scelta dei materiali e in particolare di quelli di origine naturale, i retailer temono che un aumento significativo nel consumo potrebbe stressare la fonte più del dovuto, creando alla fine un impatto ambientale non così favorevole. Una criticità che ricorda ancora una volta non solo come non si debba attribuire valore di "bene o male" al materiale in sé, scollegandolo dal contesto, ma che l'impatto sostenibile è qualcosa da calcolare e concertare a livello di filiera e in tutta la sua ampiezza. Un'approccio che, nel complesso, la gdo sembra avere chiaro, tanto che di concretizza un rapporto commerciale con i produttori di tipo diverso, di collaborazione, nella quale il retailer contribuisce agli investimenti in sostenibilità dei propri fornitori.

"Le innovazioni di prodotto per noi vanno legate sia al pack sostenibile che alla qualità del prodotto e, soprattutto, devono essere in linea con l'identità del brand e creare una situazione win-win per tutti: chi produce e chi compra", sottolinea Gaia Mentasti, direttrice marketing, comunicazione e csr di Unes Supermercati, raccontando il percorso dell'azienda in tal senso.

Sempre nel rapporto con i fornitori, un'ulteriore evoluzione arriva dalla selezione di player più vicini, per ridurre i costi di trasporto e l’inquinamento che ne deriva. Ai produttori più sostenibili, poi, si considera di dare maggiore visibilità in fase di scelta del consumatore, mentre tra gli interrogativi aperti per la gestione in store c'è quello di prodotti sfusi. Questi ultimi, infatti, è vero che contribuiscono a ridurre lo spreco di pack, ma comportano nuove soluzioni di servizio: è il consumatore che deve portare il proprio contenitore? O si deve attingere a ciò che il retailer mette a disposizione, come i sacchetti compostabili per l’ortofrutta? Abbiamo già visto su queste pagine come nel d2c e in generale attraverso il servizio di consegna a domicilio c'è chi torni alle origini con il cosiddetto "vuoto per pieno", ma per la spesa in negozio certo la situazione è diversa e non resta forse che sperimentare e capire, anche a livello culturale, cosa lo stesso consumatore è disposto ad accettare.

Anche sul fronte del packaging più green, ad esempio, al di là del dichiarato nella pratica "spesso il consumatore non è davvero disposto a spendere di più", rileva Renata Pascarelli, direttrice qualità Coop Italia. Questo comporta anche un calcolo costante e minuzioso di quelli che sono i costi dell'innovazione e un dialogo continuo con il mercato.

 

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