Parmigiano Reggiano sperimenta l’etichetta digitale

Parmigiano Reggiano etichetta digitale
Il Consorzio del Parmigiano Reggiano Dop testa il micro-transponder della grandezza di un granello di sale sviluppato da p-Chip

La digitalizzazione sta trasformando l’agroalimentare. Il Consorzio del Parmigiano Reggiano Dop, tra i brand simbolo del made in Italy nel mondo, è protagonista di un’azione avanguardistica: un’innovativa etichetta digitale in grado di rendere ancora più tracciabile e sicuro il prodotto. Una garanzia in più sull’autenticità del formaggio nell’interesse dei produttori, di tutta la catena distributiva e del consumatore finale.

L'etichetta digitale di Parmigiano Reggiano

Il Consorzio rappresenta un sistema costituito da oltre 300 caseifici che producono circa 4 milioni di forme di Parmigiano Reggiano ogni anno, con 2 mila aziende agricole, produttrici di latte nell’area della Dop, tra le 5 province di Parma, Reggio-Emilia, Modena, parte di Mantova e di Bologna. La nuova etichetta digitale è basata su un micro-transponder microscopico di silicio sviluppato da p-Chip, società di semiconduttori con sede negli Usa. Il dispositivo p-Chip viene integrato nella placca di caseina che dal 2002 costituisce il sistema di tracciabilità del Parmigiano Reggiano e la carta d’identità del formaggio introdotta dal Consorzio. “Il Consorzio oltre all’attività di vigilanza e tutela della Dop è attenta alle innovazioni e al miglioramento: c’è interesse sempre maggiore per avere sistemi più smart e informatizzati da parte della filiera -sottolinea Alberto Pecorari, responsabile Servizi Istituzionali del Consorzio-. Miglioriamo la tracciabilità esistente con un sistema più evoluto, 4.0, che supera alcuni limiti degli attuali sistemi utilizzati. La placca di caseina, per esempio, riproduce un codice univoco che va messo su ogni singola forma e ha stampato un QrCode che nel corso della stagionatura del formaggio (arriva anche oltre 40 mesi) può presentare problemi di identificazione. Il p-Chip permette, al contrario, durabilità e andando a leggerlo viene attivato, geolocalizzato, consentendo in real time la registrazione della produzione senza errori. Ne stiamo studiando la robotizzazione sulle placche: serve automatizzazione delle linee”.

Una smart label su 100mila forme

Il Consorzio di Tutela ha annunciato di essere il primo a introdurre queste etichette digitali nell’alimentare. La nuova smart label digitale verrà applicata su 100 mila forme di Parmigiano Reggiano di alcuni caseifici tra maggio e giugno 2022 come test pilota operativo. “Verso fine anno ci saranno delle valutazioni generali. Se funziona, il passaggio successivo sarà l’applicazione a tutta la produzione di Parmigiano Reggiano. Si potrebbe cominciare ad applicare il p-Chip alle prime forme nel 2023 e dal 2024 sarebbero sul mercato (servono almeno 12 mesi di stagionatura per diventare Parmigiano). Il progetto rappresenta il primo step di un percorso che guarda avanti a possibili nuove implementazioni digitali. “Per ora le informazioni sono quelle del giorno e caseificio in cui è stata prodotta la forma, ma si possono ampliare. Si potrebbe, in futuro legare anche la blockchain, con dati immodificabili, mettere anche il p-Chip sul packaging”. Lo strumento è anche un aiuto in più contro la contraffazione e un ulteriore elemento distintivo rispetto ai prodotti evocativi dell’italian sounding. “Possono dare un aiuto in più al consumatore per identificare il vero dal falso”.

Chi c'è dietro

Il progetto vede in campo tre attori: oltre al Consorzio c’è p-Chip che ha sviluppato l’etichetta digitale e l’azienda Kaasmerk Matec uno dei principali produttori europei di etichette in caseina per formaggi. “Questa tecnologia innovativa digitale che abbiamo sviluppato, secondo noi rivoluziona il tracciamento dei prodotti fisici -spiega Massimo Baio, direttore dello sviluppo dei mercati per l’Europa, Middle East e Africa di p-Chip Corporation-. È un micro trasponder in silicio, della dimensione di un grano di sale, 0,5 per 0,5 millimetri e spessore di 0,1 millimetro. Con i tecnici del Consorzio abbiamo convenuto di posizionarlo all’interno della caseina che viene già applicata dal 2002 sulle varie forme, prodotta dall’azienda Kaasmerk Matec in Olanda e Francia. Questo p-Chip, idoneo anche al contatto con gli alimenti, come certificato da analisi internazionali, è collegato ai sistemi informatici delle varie aziende. E consente una tracciabilità elettronica. Può avere impieghi multipli, beni di consumo, prodotti farmaceutici, agricoltura, acquacoltura e molti altri settori. Offriamo ai clienti l’ingegneria di processo la consulenza commerciale, l’integrazione dei sistemi informatici e con la blockchain e l’analisi dei dati. Per il Parmigiano Reggiano rappresenta un rafforzamento di un brand già molto curato: il QrCode non garantisce oggi un grado di sicurezza ottimale a livello blockchain: come gate servono sistemi crittografati che non possono essere violati”.

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