Randstad Workmonitor: i lavoratori italiani pensano positivo

Consapevoli di vivere tutta la gravità della crisi economica e dello stato di enorme difficoltà del sistema imprenditoriale italiano, ma nello stesso tempo pronti a mettersi in gioco con una dose più alta della media internazionale di motivazione al lavoro, i lavoratori italiani vedono il 2013 come l’anno della ripresa o perlomeno di un miglioramento della situazione delle organizzazioni in seno alle quali lavorano.
Sembrerebbe un controsenso ma è ciò che emerge dal Workmonitor, l’indagine sul mondo del lavoro realizzata nell'ultimo trimestre 2012 dalla multinazionale olandese Randstad, seconda azienda al mondo nel settore delle risorse umane.

Sostanziale ottimismo degli italiani
L’ultima edizione 2012 del Randstad Workmonitor ha tracciato il bilancio di fine anno dei lavoratori in 32 Paesi del mondo, analizzando le prospettive di carattere finanziario riguardo agli Stati e alle organizzazioni di appartenenza.
Il sostanziale ottimismo degli italiani riguarderebbe la situazione finanziaria dei datori di lavoro. Solo la metà dei lavoratori italiani ritiene che la sua organizzazione presenti un buon rendimento finanziario (il 53% contro il 72% della media globale). Ma ben tre quarti (il 75%, contro il 66% della media) si aspettano che questa prestazione migliorerà nel prossimo anno.

Il confronto internazionale

A livello internazionale, secondo la ricerca Randstad il livello di consapevolezza riguardo alla crisi economica è sentito da un numeroso gruppo di paesi a tal punto da far intravedere ben poche chance di miglioramento nell'immediato futuro (15 Paesi, di cui dieci in Europa). Altri Stati provano un sentimento di ottimismo che si potrebbe definire oscillante, sono positivi e preoccupati nello stesso tempo, anche se la loro prospettiva futura è più ottimistica rispetto all’Italia (per esempio Germania, Danimarca e le economie emergenti). In quest’ambito la posizione dell’Italia nel giudizio dei lavoratori è davvero originale: è sopra la media nella descrizione di un Paese in grande difficoltà, consapevole di una situazione di crisi paragonabile alla Grecia e alla Spagna dal punto di vista finanziario, o dell’Ungheria riguardo al deficit di democrazia.

Prospettive di miglioramento

Sull’idea del miglioramento della situazione generale l’Italia si pone alla stregua di paesi come quelli asiatici e degli Stati del Nord Europa (Norvegia, Danimarca) e degli Stati Uniti, che hanno un livello superiore di qualità della vita e una maggiore competitività di mercato. Sembra però altrettanto originale la prospettiva della Svezia, valutata molto positivamente dagli analisti finanziari (e da Better Life Index Ocse) per la sua performance attuale, nonostante ciò i lavoratori e i cittadini guardano con estrema prudenza al futuro.
Oltre gli italiani ad attendersi sviluppi positivi per il prossimo anno sono i lavoratori di Brasile (86%), India (92%) e Hong Kong (91%), mentre quelli di Grecia (32%), Lussemburgo (38%) e Giappone (39%) appaiono i più cauti. Anche se solo tre lavoratori italiani su dieci hanno ricevuto un aumento di stipendio lo scorso anno (il 29% contro il 55% della media globale), il 56% si aspetta di riceverne uno nel 2013 (il 64% a livello globale).
Più di otto su dieci dipendenti italiani sentono di meritare una ricompensa finanziaria o un bonus una tantum (84%, più della media globale pari al 76%), benché solo il 65% si aspetti realmente di riceverne uno alla fine di quest’anno, una percentuale comunque più alta della media, pari al 53%.

Mobilità, motivazione e soddisfazione

Altri elementi fotografano un’attitudine attiva degli italiani: la probabilità di un lavoratore di cambiare lavoro entro i prossimi sei mesi, è salita a quota 108 a livello globale, il valore più alto degli ultimi due anni secondo il Randstad Mobility Index. L'11% dei lavoratori è attivamente alla ricerca di un nuovo posto di lavoro, l'1% in meno rispetto al terzo trimestre. L'Italia si colloca al quarto posto nel mondo per soddisfazione lavorativa (76%) dei lavoratori, pari merito con la Danimarca), dopo India (84%), Messico (81%) e Norvegia (78%).
Per quanto riguarda la fiducia nella possibilità trovare un miglior posto di lavoro entro il 2013 l’Italia è scesa dal 69% del terzo trimestre al 67% attuale, i lavoratori più fiduciosi sono gli indiani (90%), i meno fiduciosi in assoluto i giapponesi, col 36%.

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