Iniziative promozionali e culturali adottate dai retailer per diminuire le cattive abitudini alimentari
L’obesità sarà il tabacco del prossimo decennio. Ne sono convinti gli analisti di tutto il mondo, che illustrano le similitudini esistenti tra la lotta condotta contro il fumo, che ha portato a una significativa diminuzione dei tabagisti in Occidente, e quella contro i chili di troppo, una vera e propria piaga contemporanea, in particolare tra i bambini e le famiglie con un posizionamento socio economico medio/basso.
La sfida all’obesità, quindi, passerà per forza dal retail, luogo nel quale le scelte alimentari si concretizzano, un’arena privilegiata, quindi, nella quale si possono portare avanti obiettivi di miglioramento, privilegiando prodotti più naturali e a ridotto tenore di grassi/zuccheri/additivi, lavorando sia sull’assortimento sia soprattutto su iniziative, promozionali e culturali, tese a diffondere informazioni più corrette sui consumi alimentari.
Il mio negozio preferito mi fa ingrassare
“Di certo le politiche assortimentali e, ancor di più, quelle promozionali possono contribuire a far cambiare le scelte delle famiglie verso opzioni più salutari -dichiara Giampiero Lugli ordinario di marketing operativo all’Università di Parma-. Finora, infatti, si è cercato di educare le persone a tenere comportamenti alimentari virtuosi puntando su un apprendimento cognitivo, quando invece la scelta del cibo è soprattutto determinata dalla mente emotiva; questo implica che, per avere successo, occorre mettere in campo nuovi strumenti. In particolare, si tratta di ridefinire il contesto e le norme sociali in modo da facilitare abitudini alimentari più salutari”.
Ridefinire l’offerta e lo scaffale in base ai contenuti nutrizionali? Oppure agire sui comportamenti d’acquisto, introducendo etichette nutrizionali incentivanti/disincentivanti? Il tema è caldo, in alcuni mercati più avanzati, come quello Uk, i retailer stanno applicando entrambi questi principi, per esempio sostituendo snack dolci in avancassa con alternative salutari. Una decisione, ad esempio, adottata da Tesco sin al 1994, catena pioniera seguita dagli altri competitor. L’ultima in ordine di tempo è stata Morrisons, che ha sostituito gli snack dallo scorso febbraio scorso.