Aperi Market, bar e store merchandising

    • Università: Università degli Studi di Catania
    • Tutor:

      Maria Cristina Longo

    • Studenti:

      Campione Elisa, Conti Salvatore, Musso Corrado, Salvaggio Marianna, Trombadore Roberta

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    Aperi Market è un concept ibrido per la vendita al dettaglio che racchiude in sé contemporaneamente sia l’anima di un bar sia quella di uno store di merchandising. Lo store si sviluppa su un unico livello con tre differenti aree. In ogni blocco è presente lo spazio per i bambini ed è caratterizzato dalla vendita e dalla degustazione di prodotti diversi. Sono 3 punti di vendita dedicati rispettivamente agli snack salati, al vegan food e al finger food.

    Il target di Aperi Market è diversificato. Il pdv è interamente dedicato alla categoria degli aperitivi e secondo alcune statistiche sono solitamente i ragazzi e gli adulti con un’età inferiore ai 40 anni a prendere parte agli aperitivi, happy hour e similari. Per poter allargare i segmenti di clientela, si è pensato di introdurre all’interno di ciascun store delle sale giochi per bambini in modo da dare anche alle famiglie la possibilità di fare tranquillamente non solo la spesa, ma anche di provare questa nuova esperienza food. Dai recenti risultati mostrati dal Rapporto Eurispes (uno dei più accreditati istituti di ricerca statistica del mondo) 2017, sulle abitudini alimentari degli italiani, è emerso che ben 1.800.000 sono le persone che in Italia hanno optato per una dieta alimentare priva di carne e di derivati animali. Dunque, visto il crescente numero dei vegani e vegetariani, si è deciso di puntare anche su tale cluster dedicando ben 80 mq alla vendita e degustazione di cibi vegani e vegetariani.

    L’offerta di Aperi Market è composta di patatine nazionali e internazionali ideali sia da sgranocchiare da sole, sia da accompagnare con una bibita o da un buon bicchiere di vino. Non mancheranno anche le arachidi e la frutta secca. Quindi il finger food, letteralmente "cibo da dita": tutto ciò che viene mangiato con le mani. In genere nelle portate finger food sono realizzati con ingredienti e spezie differenti, per andare incontro a tutti i palati e non lasciare nessuno scontento. Vegan food per far fronte alla crescente popolazione di vegani e vegetariani in Italia. Dall’altra parte i taglieri di salumi e formaggi del territorio con particolare attenzione ai prodotti Igp e Dop.

    All’interno dei 3 store destinati alla vendita e degustazione degli aperitivi, sono previsti degli scaffali per l’esposizione della merce utilizzando un layout a griglia. Questa tipologia di espositori sono i più adatti per il food e comportano minori costi di manutenzione degli scaffali. Anche se è sempre più di moda l’utilizzo degli scaffali di altezza massima di 1,5 metri, per ragioni di spazio si è deciso di ricorrere all’uso di scaffali con altezza pari a 2 metri, con la presenza di ben 6 ripiani. Infine, per l’esposizione dello scaffale si è optato per un Display verticale di segmento e orizzontale di marca.

    I prodotti venduti provengono da un canale di approvvigionamento diretto e uno indiretto. Il canale diretto da produttore a consumatore permette di acquistare e degustare prodotti freschi locali, ma addirittura raccogliere attraverso ampi giardini botanici quelli che saranno in futuro i prodotti disponibili ai consumatori, incrementando ancor di più le garanzie sui prodotti e Store Loyalty. Il canale indiretto viene alimentato attraverso grossisti alimentari e siti internet specializzati per tutti gli alimenti finger food surgelati o snack aperitivi confezionati.

    L’approccio finanziario

    Secondo il piano previsionale, Aperi Market produrrà profitti dal secondo anno di attività grazie all’ingente investimento in promozione e quindi all’incremento del marketing che comporterà un aumento delle vendite: per il terzo anno un attivo di ben 300.000 euro. La struttura costi ha cinque voci principali: affitti, costi di promozione, personale, utenze e immobilizzazione a lungo termine. Per il primo anno sono contabilizzati poco meno di 200 mila euro per scendere a 160 mila euro nel secondo anno e 165 nel terzo anno. I ricavi del primo anno valgono 146 mila euro per crescere a 168 mila euro circa nel secondo e balzare a 310 mila euro il terzo. Potenziando l’aspetto della comunicazione e quello dell’offerta dal punto di vista della varietà di prodotti, si possono incrementare le entrate date dalla vendita dei prodotti freschi.

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