Semplicità e onestà, drive per il successo

Cosa succede quando si dimentica che l’etichetta “made in Italy” non è solo un diritto, ma anche una responsabilità e non solo verso chi compra, ma anche verso tutti coloro che, rispettando la dicitura, ne fanno motivo d’orgoglio e di duro lavoro, rinunciando a parecchi margini?
Perchè se nel “caso Moncler” possiamo parlare di ingordigia pura, per l’alimentare “made in Italy”, significa passare da una marginalità quasi inesistente a profitti allettanti. E allora che si fa? La via è quella disegnata da Cucinelli, esempio fashion di umiltà che ha originato ricchezza e benessere non solo per l’imprenditore, ma per tutti i suoi collaboratori. Anche il mondo dell’alimentare ha i suoi Cucinelli, facciamo qualche nome? Illy che si è pre(occupato) tra i primi dei suoi fornitori, Mutti che da 15 anni premia i suoi agricoltori, Vito Gulli che ha riportato la bandiera italiana su Generale Conserve, Conad che guarda a Sud. Ancora pochi, confido che altri seguiranno.

Il #madeinitaly non può diventare una barzelletta o ... una horror story

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