Bastianello (Ad Gruppo Pam): “Le 3 misure necessarie per salvare le aziende”

Azioni per allargare la base produttiva, misure a costo zero per investimenti nelle infrastrutture e questione liquidità: la visione nel dettaglio

Dopo aver parlato di necessarie misure in due fasi per tenere in vita e rilanciare le aziende italiane in tempo di crisi da coronavirus, l'amministratore delegato e presidente di Gruppo Pam, Arturo Bastianello, torna alla carica con una nuova dettagliata proposta salva-imprese pubblicata su La Repubblica e discussa anche sui social.

Bastianello parte da un quadro altamente negativo per Pil (diverse stime per il 2020 parlano di un calo a doppia cifra per l'Italia) e disoccupazione (che potrebbe arrivare al 20%), per poi passare ad elencare tre tipologie di misure diverse di importante adozione, in particolare nel caso di quelle misure che sono a costo zero. Vediamo il dettaglio a seguire.

"La prima tipologia di tali misure è costituita da azioni mirate a difendere ed allargare la base produttiva attuale, che rendano il nostro Paese competitivo ed attraente per le aziende, anche straniere, che vogliono investire - un approccio già ampiamente adottato da molti Paesi, tra i quali non figura l'Italia. Si devono mettere le aziende nelle condizioni di lavorare ed essere produttive, snellendo la burocrazia ed introducendo incentivi per riportare in Italia le produzioni delocalizzate all'estero. Questo tipo di misure crea nuovi posti di lavoro, non ha costi ed allarga la base imponibile.

La seconda categoria di misure a costo zero riguarda gli investimenti nelle infrastrutture, utilizzando i 58 miliardi già stanziati dalla Ue a favore dell'Italia e non ancora utilizzati: creerebbero direttamente ed indirettamente posti di lavoro, contribuendo nel contempo a far crescere la produttività e quindi la competitività delle imprese italiane. La realizzazione andrebbe auspicabilmente affidata a dei commissari in modo da semplificarne ed accelerarne l'iter.

La terza categoria di misure è parzialmente trattata dal dl Liquidità, che sospende alcune previsioni del Codice Civile in relazione alla continuità aziendale ed ai provvedimenti da prendere in caso di perdite che riducano il capitale al di sotto di certe soglie. L'approccio è condivisibile, perché anche le aziende che sopravvivranno si troveranno a far fronte a perdite importanti. Tuttavia, se da un lato il decreto sospende gli effetti della crisi per l'anno 2020, dall'altro non risolve il problema che vista l'entità e la durata attesa della recessione si ripresenterà per anni a venire. Esistono misure aggiuntive che sarebbero invece risolutive in quanto contribuirebbero a preservare l'equilibrio patrimoniale: non si tratta di un aspetto secondario, perché le perdite potrebbero essere tali da richiedere un ripianamento con risorse che non è scontato siano reperibili; ed inoltre perché avrebbero un impatto sul merito creditizio con una ricaduta sulla capacità delle banche di erogare nuovo credito.

Questa tipologia di misure prevede una temporanea modifica di alcuni principi contabili, per loro stessa natura convenzionali, in sede di bilancio 2020:
- la capitalizzazione dei costi sostenuti durante il periodo di chiusura e il loro ammortamento in 5 o 10 anni, equiparando il lockdown, se vogliamo, ad un periodo di "avviamento" dell'intera economia mondiale;
- la riduzione delle aliquote di ammortamento: già oggi variabili da paese a paese, si può consentire l'azzeramento civilistico degli ammortamenti per l'anno 2020, ovvero de minimis l'applicazione di un'aliquota ridotta (o un pro rata) che sconti il periodo di chiusura. A ragion veduta, visto che i beni non saranno stati utilizzati appieno e dunque il loro deperimento sarà stato inferiore al normale;
- la sospensione dell'impairment test, esercizio che sarebbe poco significativo viste le circostanze e le incertezze che riguardano il futuro.

Da ultimo, andrebbero congelati i covenant bancari sui finanziamenti. Assicurata la tutela dei posti di lavoro, si potrà pensare alla ripartenza attraverso un New Deal, ad un patto sociale tra lo Stato, i cittadini ed il mondo delle imprese per il rilancio dell'economia e del Paese. Questo è quanto ci aspetta in un domani, ma non dimentichiamoci del fatto che la ripresa sarà possibile se e soltanto se avremo un'economia ancora in grado di ripartire".

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