Brand ed esperienza un tema infinito, perché, se nel food il passaggio è più semplice: dagli assaggi al ristorante, tutto si può fare, meno semplice è creare un mondo di marca per i brand che non si possono “mordere”.
Ma l’inventiva non manca e così Louis Vuitton apre il suo primo ristorante griffato: Sugalabo V, a Osaka affiancato da una più democratica versione: Le Café V, il tutto in un palazzo disegnato dal giapponese Jun Aoki e dal celeberrimo Peter Marino. Ambienti che non risparmiano sui famosi monogram per spazi e piatti tutti instagrammabili. Prada da tempo di è comprata Marchesi, e lo ha infilato nelle sue boutique, mentre per Bar Luce, ha chiamato quel visionario di Wes Anderson per colazioni, pranzi e aperitivi al “sapore” della maison.
Gucci sul cibo è già fornita con l’Osteria di Massimo Bottura a Firenze e il Cafè in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, anche qui firmati tovagliolini e sottobicchieri e ancora una volta griffe cerca griffe e trova il maestro Knamm per l’offerta di dolci. Ma il cibo non basta e la casa fiorentina (da un pezzo in portafoglio Kering) ripensa i temporary e li chiama Pin: l’icona delle famose G appare anche su Google Map per iniziare a giocare subito. Gli store sono spazi a tema, legati alle collezioni, aperti nelle grandi città -uno dei più recenti a Chicago- dove si gioca con la realtà aumentata e, tramite la app, con i filtri per Snapchat e Instagram, per uno shopping interattivo e sempre connesso. Obiettivo? Gen Z e Millennials.
Temporary anche per Monclear che, con Genius, ha rivoluzionato il suo mondo con una batteria di firme street e supertrendy, mettendole, dopo un primo giro in assolo, tutte insieme in The House of Genius. Aperti in contemporanea a Milano, Tokyo e Parigi, sono colorati come Luna Park, con tanti effetti speciali, sono un condominio pop, che incrocia stili diversi ma pensati per un unico target, un connubio di,“offline e online, unità e molteplicità” Non sono mancate sessioni creative, incontri con gli artisti ed eventi dal vivo.
Obiettivo farli diventare: “Hub per la creatività, apprendimento e scambio culturale”. La marca, quando ci si mette, fa le cose in grande!