Cercasi startup per il retail futuro

L’Osservatorio nazionale digitale Retail ha censito 1.300 startup a livello mondiale legate al mondo retail, 30 delle quali in Italia: marketing, logistica, integrazione di canali, i settori più richiesti (da Gdoweek n. 2)

Il mondo del retail è per definizione impegnato in un continuo rinnovamento che, soprattutto in anni recenti, per molte insegne si è concretizzato nella ricerca e nel sostegno a una selezione di startup. In queste pagine vogliamo fornire una panoramica, parziale, di quelle startup, legate al mondo della gdo, che ci sembrano possano meglio fornire soluzioni innovative alle attività dei retailer. “La distribuzione moderna -spiega Alberto Onetti, chairman di Mind the Bridge e coordinatore Sep- si sta muovendo in modo visibile ed evidente sul fronte dell’online, dell’automazione dei pagamenti, dell’efficientamento del magazzino e della catena logistica. Più sotto traccia, sta anche lavorando su Big data, ovvero analisi e utilizzo delle informazioni, e intelligenza artificiale, soprattutto per l’ottimizzazione e l’efficacia dei processi di acquisto. Per la distribuzione al dettaglio, le principali aree di innovazione riguardano i pagamenti, l’automazione del processo di ordine, l’acquisto online e la consegna a domicilio”. I retailer da tempo si avvicinano con curiosità a questo mondo con diverse finalità: per sviluppare nuove aziende cooperative, come nel caso di Unicoop Tirreno; per creare nuovi servizi e fare innovazione, come dimostra l’approccio MediaMarkt; o essere partner, come ha scelto di fare Lidl, che in Germania a Monaco ha creato Retailtech Hub, una struttura a cavallo tra centro innovazione e acceleratore. Sempre sul versante dei servizi ai clienti, Zalando sta lavorando dal maggio dell’anno scorso a test sulla consegna geolocalizzata, mentre Esselunga ha scelto Vino à Porter Vinhoood per personalizzare giocando l’offerta dei vini sul suo sito di eCommerce e Satispay per facilitare i pagamenti. Amazon non è da meno: con il progetto Launchpad fa da selezionatore, offrendo alle aziende in fasce la possibilità di farsi vedere a livello globale per proporre nuovi business disruptive basati sulla vendita di prodotti e/o servizi. In Uk, Tesco ha realizzato la piattaforma di crowfounding Backit che aiuta le buone idee a crescere, senza costringerle a legarsi all’insegna. Miroglio si avvale di startup per l’eCommerce e per fare innovazione appoggiandosi all’incubatore H-Farm, di cui è socio, così come il canale commerciale Qvc ha il proprio acceleratore e promotore di startup in Qvc Next Lab. Metro ha ricevuto un riconoscimento speciale dal Sep Europe’s Corporate Startups Award 2017 per METROpolitan, un network-pilota di 500 ristoranti tra Berlino, Vienna, Parigi e Milano che fa da tester a soluzioni digitali offerte da startup, che somo così valutate e selezionate dal retailer sul campo.

Come Metro, a muoversi sono spesso colossi internazionali: come Carrefour, che a livello internazionale ha selezionato 32 startup con l’intento di aprire i propri orizzonti e cogliere le tendenze, presentandole in uno stand dedicato all’evento Viva Technology a Parigi lo scorso ottobre. Un approccio interessante perché senza preconcetti: le idee selezionate non sono necessariamente e direttamente connesse al mondo del retail, ma offrono un’occasione per “farsi stupire” dalle novità. Per questo Carrefour si è interrogata e ha esaminato le startup, seguendo 6 temi (o sfide): cibo e benessere, sicurezza alimentare e tracciabilità, la cucina connessa, cibo come nuovo trend, dalla fattoria al negozio e infine soluzioni per migliorare l’esperienza instore. Il risultato è un’interessante serie di spunti per “reinventare il retail del domani”, ha detto Hervé Parizot, eCommerce & customer data executive director di Carrefour France.

Analogamente un progetto ad ampio spettro è quello promosso dall’imprenditore Fabio Cannavale, Ceo di lastminute.com Group, insieme a Intesa Sanpaolo. Si chiama BHeroes e offrirà a 32 startup italiane selezionate l’occasione per crescere a livello internazionale. “Guardando i progetti in lizza, il retail è un settore interessante e in totale evoluzione, anche per il cambiamento epocale provocato da Amazon quando ha acquistato Whole Foods -prosegue Cannavale-. Eppure al momento, per quanto riguarda gli investitori, il parterre di 80 imprenditori già attivi non include retailer, che di certo coinvolgeremo nel prossimo futuro grazie alla rete di conoscenze che abbiamo creato”.

Manca ancora in Italia un ecosistema unito e coerente che metta in relazione in modo continuativo startup e aziende, anche a causa delle dimensioni relativamente ridotte delle nostre imprese: è ciò che BHeroes si propone di fare, possibilmente intercettando i futuri “unicorni”, quelle startup, cioè, il cui valore supererà il milione di euro.

Ma come incontrare le start up? “Le aziende si rivolgono in primis agli incubatori -sottolinea Massimo Fubini, fondatore di Contact Lab, tra i partner di BHeroes- oppure realizzano call al proprio interno per andare a caccia di startup alle fiere di settore, come Ces, Shoptalk, Viva Technology. Gli ambiti coinvolti sono i più vari -spiega Fubini- ma generalmente le aziende ricercano un modo unico per ottimizzare un singolo processo, il cui approccio dipende anche dal ruolo di chi fa innovazione: il ceo e il responsabile logistica, per esempio, cercheranno soluzioni diverse”.

“Quello del retail è un settore molto vivace rispetto allo sviluppo di nuove idee che poi diventano startup, probabilmente anche per la varietà di processi coinvolti -racconta Valeria Portale, direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail-. A livello mondiale abbiamo censito, tra le startup che hanno ricevuto un finanziamento istituzionale negli ultimi 3 anni, 1.300 startup attive nel retail, di cui 30 in Italia. Alcune sono state acquisite da grandi aziende come Walmart o Amazon, altre si sono poste in concorrenza con il retail, ma la maggior parte si propone, come value proposition, di supportare il retailer a fare meglio il proprio lavoro. Gli ambiti preferiti -prosegue la direttrice dell’Osservatorio- sono la customer experience, intesa sia come fluidità di esperienza omnicanale sia come miglioramento del vissuto del negozio attraverso la realtà virtuale; a ciò si aggiunge il back-end, soprattutto nel reperimento e nella gestione di dati sulla customer journey”.

Quali le soluzioni più ricercate al momento dai retailer? Secondo Alvise Biffi, consigliere Italia Startup con delega al coordinamento dell’Industry Advisory Board, riguardano logistica, marketing, brand awareness, sistemi di pagamento e punto cassa, integrazione tra i canali, con le aziende più piccole interessate alle soluzioni più verticali.

“Un approccio che avviene più per volontà delle startup che del mondo industriale -chiarisce Biffi-: se i grandi gruppi hanno la forza per innovare al proprio interno, i piccoli retailer spesso non ce l’hanno e hanno anche una cultura digitale meno sviluppata, quindi sono le startup stesse a contattarli”. Italia Startup fa da intermediario raccogliendo, tramite il proprio Industry Advisory Board, i desiderata del mondo retail, e trasmettendoli a chi vuole creare nuove imprese: delle circa 700 startup associate, circa il 10% sono di ambito retail, includendo anche i potenziali retailer (cioè quelli che oggi non ci sono) e disruptor.

L’incubatore Digital Magics, che ha in portfolio 64 startup di cui 15-20 nuove aggiunte ogni anno, annovera tra i propri partner anche Bricoman che infatti attraverso la open innovation ha aperto gli occhi su aziende i cui servizi non sono necessariamente legati al retail da subito. “Quando siamo partiti gli ambiti d’investimento erano prevalentemente eCommerce e marketing -precisa Gabriele Ronchini, fondatore e ceo di Digital Magics-.

Oggi guardiamo alle startup senza limitazioni: dalla IoT al data cloud, dalla business intelligence alla logistica. Sicuramente il mondo retail prende seriamente l’innovazione, soprattutto perché ha di fronte operatori importanti come Google e Amazon. Così quando l’associazione tra la startup e il business possibile non è scontata, si rivolge a noi”.

Infatti se alcune startup nascono espressamente rivolgendosi ai retailer, altre magari no, partono da settori diversi, con soluzioni che si potrebbero adattare, anche se non sono visibili in maniera immediata. “Le grandi innovazioni arrivano da entrambe le tipologie -prosegue Ronchini-, c’è tanta effervescenza, anche se si potrebbe fare molto di più. In Italia le aziende, soprattutto le più piccole, sono sommerse dal day by day. Gioverebbe fare sistema, soprattutto per le tipologie di servizi pre competitivi come logistica, data cloud, comprensione delle esigenze di consumo, per diventare quindi in grado di attrarre talenti”. Proprio come Google e Amazon.

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