Consumi, gli immigrati incidono sempre di più

In Italia, nel complesso, la spesa reale per consumi dovrebbe crescere nel biennio 2007-2008 più che nei precedenti 15 anni (1,6% contro 1,3% medio annuo). Le differenze non sono notevoli. Gli elementi di continuità superano quelli di rottura rispetto a uno scenario di bassa e insoddisfacente crescita, nonostante le speranze di un miglioramento della produttività del sistema economico. Le famiglie consumatrici hanno fornito il loro contributo alla crescita del paese sostenendo, attraverso la spesa, le prospettive delle imprese di produzione e di distribuzione, in un contesto di risorse stagnanti. La politica economica e fiscale non sembra francamente orientata a cambiare il registro incardinato su una visione di breve periodo, nella quale la spesa pubblica non si può comprimere mentre le imposte possono essere accresciute. È inverosimile che elargizioni una tantum modifichino i piani di spesa di soggetti con vincoli di reddito e di liquidità. E, in assenza di una domanda interna robusta e favorevolmente orientata, il profilo evolutivo dell'economia italiana resta insoddisfacente.

In casa: cresce il ruolo degli stranieri
Nel dettaglio, la vasta area dell'alimentazione domestica sconta complessi fenomeni di tipo demografico e contabile. Per essere espliciti, il dato sul 2006 potrebbe risentire del fenomeno della rapida regolarizzazione di molti stranieri che, entrati a far parte delle famiglie residenti, sono poi compresi nei campioni di riferimento dell'Istat (con sviluppo della spesa complessiva alimentare una tantum). Questo determina un effetto di riassorbimento statistico della crescita 2006 sul biennio 2007-2008. Oggi in Italia gli stranieri regolari sono 2,8 milioni (dato 2006) pari al 4,7% della popolazione residente totale. Non si tratta di una nicchia, ma di un mercato di forti potenzialità da esplorare attraverso un marketing nuovo rispetto al passato. L'idea che gli immigrati comunque non spendano nel nostro paese perché effettuano ingenti rimesse verso i paesi d'origine, va oggi maturata e re-interpretata alla luce delle forti tendenze al matrimonio e alla natalità, che testimoniano una crescente spinta all'integrazione da parte degli stranieri. A questo proposito è forse presto per identificare stili di consumo differenziati e strutture di spesa particolari per tale segmento della popolazione, almeno attraverso le macrotendenze che stiamo analizzando. Il concetto di cibo etnico può essere interessante e di moda, in ogni caso la partita sui grandi numeri si giocherà sulla mediazione tra gusti e preferenze importate attraverso la componente straniera e la proposizione dei prodotti del food secondo l'italian style che possono trovare buona accoglienza presso le famiglie di immigrati di nuova formazione.

Fuori casa: poca attenzione al turismo
Per l'importante area dei consumi fuori casa - bar e ristoranti - valgono invece le considerazioni che si possono fare a proposito dei servizi di ricreazione e cultura. A parte i macro-trend sull'allocazione tempo di lavoro-tempo di svago, la domanda del turismo incoming è determinante assieme al tasso di crescita dell'economia e dei redditi nel complesso. Grecia e Irlanda crescono in questa voce di spesa a tassi più che doppi rispetto all'Italia; la Spagna a ritmi pari a una volta e mezzo i nostri. I temi della qualità e della competitività sono ancora sul tavolo. Eppure il recente Dpef dedica una pagina (su circa 150) alle questioni turistiche. Il che tradisce l'ordine delle priorità strategiche nella mente dei decisori pubblici.

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