Coop propone Fashion Freedom la moda prodotta in Africa

Si chiama Fashion Freedom ed è un marchio di moda etica, nato in seno a un progetto di sviluppo e riduzione della povertà in Africa, sostenuto dalla collaborazione fra Coop, la prima insegna della grande distribuzione in Italia e International Trade Centre, l'agenzia delle Nazioni Unite e dell'Organizzazione Mondiale del Commercio che ha sede a Ginevra.

Giovani stilisti
Alta Moda/AltaRoma ha dato vita nel 2010 al concorso “Who's on next?” alla ricerca di giovani talenti creativi. che vengono utilizzati da un lato tre giovani stilisti (il turco Erkan Coruh, Rosa Clandestino alias Silvia Arguello, la spagnola Elisa Palomino) che nel luglio scorso hanno vinto il concorso. Questi giovani hanno creato i modelli che sono stati realizzati da 30 comunità di donne africane povere e marginalizzate che vivono soprattutto nelle aree rurali e urbane di Kenya e Uganda.

Materiali biologici
Dai materiali organici e di riuso prendono forma tshirt glamour e particolari che, a partire dalla fine di aprile troveranno la loro distribuzione, negli iper e in alcuni supermercati di Coop. Una prima collezione che unisce lo stile alla solidarietà a un prezzo accessibile (le t-shirt 100% cotone hanno un prezzo che non supera i 20,00 euro, la variante bambini a 7.90 euro). Con questa offerta infatti si permette ai soci e consumatori Coop di contribuire in modo costruttivo a un progetto di sviluppo.

Il progetto

L'intero progetto e' una sorta di filo teso fra l'alta moda e l'Africa con tanti soggetti a reggere il gioco. Il programma di moda etica ITC infatti stabilisce un legame tra le comunità africane marginalizzate e il settore della moda. ITC trasferisce competenze e capacità tecniche alle comunità africane garantendo condizioni di lavoro giuste e fornendo un'assistenza che va dallo sviluppo del prodotto, alla formazione delle lavoratrici, alla possibilità di definire un'agenda sociale autogestita dalle comunità (agenda che implica tra l'altro l'educazione per i bambini, l'assistenza sanitaria…). Il programma, attraverso un incubatore di impresa che si trova a Nairobi, in Kenya, riesce a garantire ai lavoratori un equo compenso, secondo i criteri del Fair Labour, e a ridurre al minimo l'impatto ambientale dei processi produttivi.

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