Pil a +1,0 nel 2010 e +1,1% nel 2011; consumi a +0,7% nel 2010 e +1,1% nel 2011. Sono queste le previsioni di crescita per l’Italia che l’Ufficio Studi di Confcommercio ha rivisto al rialzo individuando nell’effetto “trascinamento”, generato dalla positiva performance di alcuni indicatori congiunturali negli ultimi mesi del 2009, un’importante “eredità” per una crescita più robusta nel 2010.
Rispetto allo scorso Natale, in aumento l’acquisto di alimentari,
utensileria per la casa, calzature e foto-ottica; in calo libri,
profumi, giocattoli; tengono abbigliamento, informatica, telefonia, Cd.
In particolare, la distribuzione della spesa per gli acquisti di Natale
vedrà in crescita gli alimentari (+3% rispetto a Natale 2008) e
l’utensileria per la casa e ferramenta (+1,8%), mentre i cali più
sensibili si registreranno per i libri (-2,6%) e prodotti di profumeria
(-2,2%).
Crescita congiunturale
Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio, i dati del Pil relativi al terzo trimestre del 2009 lasciano ben sperare sul definitivo superamento della pesante recessione che ha caratterizzato il 2009. Infatti, la crescita congiunturale dello 0,6% è il sintomo di una ripresa, seppur ancora fragile, dell’attività produttiva. Così come la domanda per consumi delle famiglie che, dopo essere tornata a crescere già nel secondo trimestre del 2009 (+0,1% rispetto al primo trimestre dell’anno), nel terzo trimestre ha confermato l’uscita dalla recessione (+0,4% rispetto al secondo trimestre). A questo si devono aggiungere gli indicatori congiunturali che evidenziano, da alcuni mesi, un netto miglioramento del clima di fiducia, sia delle famiglie che delle imprese.
Questo insieme di segnali, unitamente alle stime sull’andamento dell’ultimo quarto dell’anno in corso che dovrebbe confermare le attuali crescite congiunturali, porta a ritenere che il 2009 lascerà un’eredità positiva di circa otto decimi di punto di crescita. Per questo motivo è possibile rivedere al rialzo le previsioni della dinamica del Pil per il 2010 e il 2011, portandole, rispettivamente, a +1,0% (da +0,7%) e a +1,1% (da +0,9%).
Ripercussioni disoccupazione
Naturalmente, la prudenza resta d’obbligo, soprattutto perché, come tutte le recessioni del passato, anche e soprattutto questa avrà ripercussioni pesanti sul mercato del lavoro. Se la recessione del ’93, di gran lunga inferiore come intensità a quella attuale, determinò comunque un processo di espulsione di manodopera, soprattutto dai settori industriali, che durò per circa in quinquennio e che si interruppe invertendo la tendenza grazie all’introduzione di misure di flessibilità nelle tipologie e nei contratti di lavoro, oggi il processo risulta più difficile, perché nemmeno i servizi, tradizionale volano occupazionale, riusciranno a riassorbire le eccedenze.
D’altra parte è bene ricordare che la ripresa di questi mesi parte da livelli particolarmente ridotti dell’attività produttiva. In termini reali e comparabili, il Pil del terzo trimestre 2009 si posiziona sui livelli di fine 2001 e la spesa delle famiglie ritorna ai livelli di metà 2005. Ciò definisce, in sostanza, la misura corretta per interpretare oggi il concetto di ‘ripresa’.
Tornando alla questione occupazione, per il biennio 2009-2010, è prevedibile una riduzione degli occupati di circa 6-700mila unità, una parte delle quali sarà costituita da persone che hanno raggiunto il limite dell’età pensionabile e che non viene rimpiazzata da nuovi occupati. Conseguentemente, è da attendersi un peggioramento del tasso di disoccupazione (intorno all’8,5% nella media del 2010), con accentuazioni negative sulla componente giovanile e nelle aree meridionali.