Industria e distribuzione alleate per un’Italia che ritorni a crescere

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“Secondo stime del nostro Ufficio Studi, l'aumento dell'Iva
al livello unico del 20%, per tutti i prodotti alimentari, significherebbe un
ulteriore aggravio nelle tasche degli italiani di 10-11 miliardi, a parità di
di volumi, dal mio punto di vista un atto di sabotaggio che penalizza non solo
la gdo, ma l'intero settore alimentare. Siamo preoccupati, ma non possiamo
essere i soli a protestare. Perché anche l'industria di marca non fa sentire la
propria voce in Confindustria? Alleiamoci, collaboriamo per preservare il
business e il potere d'acquisto del consumatore”. Questa domanda di Giovanni
Cobolli Gigli
, presidente di Federdistribuzione, non è stata l'unica questione
messa sul tavolo durante l'incontro, coordinato dal professor Roberto Ravazzoni,
Università di Modena e Reggio Emilia, per capire il contributo che la gdo può
dare allo sviluppo del nostro Paese. 

Da parte sua, Vincenzo Tassinari, presidente Coop Italia, ha chiarito
come la gdo, tutta, debba essere unita e compatta, per richiedere le riforme
necessarie. “Quando si parla di differenze di costi tra i retailer italiani e
stranieri, non si pone l'accento sui ricavi che le insegne all'estero ottengono
dai servizi, che arrivano a un'incidenza del 30%. Da questi settori, in Italia,
la gdo è totalmente o parzialmente esclusa. Per questo, è il momento di
mostrarsi unita e compatta -ha incalzato Tassinari- per occupare quel ruolo che
oggi non le è ancora riconosciuto ed ottenere quelle riforme collettive
necessarie a rendere più efficiente il nostro business”. 

Dello stesso avviso anche Camillo De
Berardinis
, appena riconfermato presidente Adm. “Non si tratta di lavorare solo
sulle liberalizzazioni, che dovrebbero coinvolgere, oltre a carburanti e
farmaci, anche servizi bancari e assicurativi e il microcredito.  Il rilancio dei consumi passa anche per
riforme a costo zero, come l'eliminazione di vincoli normativi creati dalla
revisione del titolo V, piuttosto che misure di defiscalizzazione per le
aziende virtuose, fino a nuove forme di flessibilità nel lavoro”. In sintesi,
le riforme non sono solo necessarie, ma urgenti, altrimenti, parafrasando il
proverbio cinese ricordato da Ravazzoni: “Se non si cambia direzione si finisce
dove si è diretti”.

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