La crisi pesa anche sugli investimenti pubblicitari

Gli investimenti in pubblicità e comunicazione da parte delle aziende sono sotto la spada di Damocle dei tagli generalizzati. Anche se, come osservano gli esperti, proprio nei periodi di contrazione dei consumi bisognerebbe guardare con un'attenzione particolare proprio all'advertising, è evidente che la coda del 2008 ha portato a una consistente stretta della cinghia.
Se negli ultimi mesi del 2007 le aziende italiane avevano incrementato i budget di oltre il 6% rispetto all'anno precedente, nello stesso periodo di del 2008 l'andamento è senza dubbio negativo. Non è ancora disponibile il consuntivo ma i dati riportati da Nielsen parlano chiaro: ci si aspetta un tasso di variazione degli investimenti tra il -2 e il -3% e per gli operatori del settore, i centri media e le concessionarie non resta che navigare a vista: non c'è certezza del business per il 2009 e tutte le attività di pianificazione hanno un orizzonte temporale brevissimo.
Nielsen ribadisce quanto si sa da tempo: le difficoltà più gravi riguardano l'editoria cartacea, che è penalizzata più di altri settori e non solo in Italia. A novembre la spesa pubblicitaria su quotidiani e periodici ha registrato, infatti, un calo del 6,5%. L'advertising online cresce invece intorno al 16%, ma la differenza di costi sui due media è ancora molto elevata. Le grandi potenzialità del Web sono fuori discussione, ma secondo l'analista il mezzo deve sviluppare la capacità di attrarre investimenti importanti.
Sostanzialmente tiene la televisione generalista, considerata la scelta più “prudente” e che non ha mai bisogno di dimostrare la propria efficacia. Questo nonostante gli alti costi del mezzo. Secondo Nielsen, quindi, è possibile che quest'anno la sua quota di mercato, già oltre il 53%, cresca ancora.
Anche la radio ha avuto performance positive (+3,1% a novembre 2008) e potrebbe proseguire questo trend, ma sarà difficile che possa ripetere gli exploit degli ultimi anni.
Il mercato pubblicitario, sottolinea però Nielsen, non può certo scomparire: in Italia ci sono oltre 18.000 aziende che investono in pubblicità e che continueranno a farlo anche se con modalità diverse.

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